20 Aprile 2023 – Il fatto pasquale è tutta la fede del cristiano, si perpetua per tutta la vita e si alimenta nella celebrazione domenicale. Come per un bambino sono vitali i primi mesi di vita, così per il cristiano lo sono i giorni della Resurrezione.
Il Vangelo di questa domenica ci mette sui passi di due personaggi conosciuti come i discepoli di Emmaus. Una vicenda lunga nel racconto e profonda nel messaggio.
Nella pagina secondo Luca emerge un aspetto tanto semplice quanto fondamentale: il cammino intrapreso dai due protagonisti. Sono due discepoli, della cerchia degli apostoli, che camminano in direzione opposta e contraria a Gerusalemme. Vanno via stanchi e delusi dopo la morte di Gesù. Anche loro sono tornati a sperimentare che la strada della vita è fatta più di normalità che di eccezionalità e le loro aspettative, con quel profeta “potente in opere e parole”, sono andate deluse. A volte il cammino verso la meta e quello verso la fuga coincidono. Accadde ai discepoli allora. Può accadere anche a noi, oggi.
Camminano e parlano ma nei loro discorsi non risuona il nome di Gesù. Si parla di Lui senza parlare con Lui. E la differenza c’è e si nota. Parlano di fatti accaduti ma solo dal loro punto di vista: opinioni, impressioni, emozioni. È solo alla presenza di Gesù che come un forestiero sopraggiunge e affianca il loro cammino, che accantonano le emozioni e si fanno attenti all’ascolto. Non senza aver ricevuto uno strattone: “stolti!”, li apostrofa Gesù, fermando i loro discorsi di pessimismo cosmico e senza uscita!
La presenza di Gesù non è solo una bella spiegazione di qualcosa. Egli è presenza viva che accende i cuori: da spenti, li fa ardere e attiva una serie di capacità di comprensione che mettono il cuore in grado di conoscere e riconoscere in quel compagno di viaggio, la presenza di Dio-con-loro.
Questo incontro genera una gioia personale e non per sentito dire; diventa esperienza coinvolgente e chiede di essere raccontata anche ad altri. È contagiosa. E come prima cosa, essi invertono la direzione e tornano a Gerusalemme per rendere testimonianza di quello che hanno veduto. Ripartono da dove hanno incontrato il Signore e tornano a Lui per annunciarlo da una centralità che è Lui e non loro né la loro casa.
La missione della Chiesa partirà da Gerusalemme e sarà ancorata al fatto Pasquale e non ad opinioni personali; e queste, se ci sono, saranno valide solo se saranno piene della presenza che le ha irradiate!
Anche oggi, ascoltare, accogliere e servire un forestiero, mentre siamo in cammino, non è un fatto di opinione ma è una forte luce Pasquale. Che può essere decisiva! (p. Gaetano Saracino)


