Minori immigrati: l’assistenza sanitaria resta un caso

13 Aprile 2023 –

Ancona – È solo dal giugno scorso che i minori figli d’immigrati senza permesso di soggiorno possono iscriversi al Servizio sanitario nazionale e accedere pienamente alle cure. Ci sono voluti dieci anni e un percorso travagliato per attuare una normativa del 2012, così da garantire un diritto sancito dalla Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo. «Ora resta da capire se l’indicazione del ministero della Salute è stata recepita dai Servizi sanitari regionali». A spiegarlo è la dottoressa Patrizia Carletti dell’Agenzia Regionale Sanitaria delle Marche, ex coordinatrice del Tavolo tecnico interregionale Immigrati e servizi sanitari, composto fino al 2016, anno dell’interruzione delle attività, da esperti sanitari delle Regioni e di società scientifiche tra cui la Simm. Fino al giugno scorso i minori figli di extracomunitari senza permesso di soggiorno avevano accesso alle cure con il tesserino Stp (Straniero temporaneamente presente) che tuttavia non dà diritto al pediatra, con la conseguente mancanza di assistenza continuativa, malgrado l’Accordo Stato-Regioni n. 255 del 2012 – elaborato dal Tavolo Immigrati e servizi sanitari – prevedesse la loro iscrizione al Ssn. Ma una problematica amministrativa legata all’assegnazione del Codice fiscale aveva bloccato il tutto. «Nel 2014 il Tavolo aveva individuato, insieme all’Agenzia delle Entrate, la soluzione tecnica: sarebbe stata l’Asl a richiedere il codice fiscale del minore e a iscriverlo al Ssn – spiega Carletti –. Solamente nel giugno 2022 l’Agenzia delle Entrate, su sollecitazione del ministero della Salute e di varie Regioni, ha diramato una risoluzione affinché questo fosse fatto». La nuova normativa prevede la stessa procedura per i minori stranieri non accompagnati e l’esenzione dal pagamento del ticket per entrambe le categorie. Pertanto oggi questi minori hanno gli stessi diritti dei minori ucraini. « Per sostenere la piena e omogenea applicazione di queste normative da parte dei Servizi Sanitari Regionali sarebbe importante riattivare il Tavolo Immigrati e Servizi Sanitari», riflette Carletti. Le questioni aperte restano plurime. Come l’assistenza sanitaria per gli adulti irregolari, che avviene con il tesserino Stp, ma dove persiste il problema della “presa in carico” poiché questo non dà diritto al medico di medicina generale e non tutte le Regioni hanno individuato le modalità con cui garantire l’assistenza di base. Nelle Marche, ad esempio, dal 2006, sono stati istituiti ambulatori per gli stranieri temporaneamente presenti nei presìdi territoriali. «Ma anche in questo caso manca un monitoraggio nazionale – spiega Carletti -. Gli irregolari ricorrono all’ospedale tardivamente e in condizioni di maggiore gravità e dunque fornire risposte assistenziali territoriali sarebbe più appropriato e meno costoso». L’assistenza sanitaria per i migranti in Italia è condizionata più dalle leggi in materia di sicurezza del ministero dell’Interno che dal dicastero per la Sanità e questo, insieme ai particolarismi del federalismo sanitario regionale, comporta spesso un’erosione del diritto. Un’altra questione rilevante riguarda l’assistenza sanitaria ai richiedenti protezione internazionale, che pur avendone diritto, spesso ne rimangono esclusi a causa dei lunghi tempi di attesa per formalizzare la domanda di protezione nelle questure, senza la quale non possono essere iscritti al Ssn. Ma in tantissimi non vengono ricevuti e sono lasciati in condizioni di irregolarità e nell’impossibilità di curarsi. (Marco Benedettelli – Avvenire)