Arrivi e un altro naufragio

11 Aprile 2023 –

Milano – Due naufragi in due giorni con almeno 53 morti e oltre 3mila persone salvate e in parte arrivate in modo autonomo sull’isola di Lampedusa. È il bilancio di quello che accade nel Mediterraneo, anche quando è festa, quando è Pasqua o Ramadan, anche quando il mare è in burrasca. A nulla servono gli inasprimenti delle pene, a nulla serve la paura di morire: l’istinto alla sopravvivenza è più forte per chi fugge dagli orrori della guerra e dalle torture libiche. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta sull’ultimo naufragio che si è registrato nella notte fra sabato e domenica di Pasqua nel Mediterraneo centrale, in acque Sar maltesi. Ventidue, fra cui 9 donne, i superstiti salvati dalla nave Nadir della Ong tedesca Resqship che ha recuperato anche i cadaveri di due uomini.

Secondo le testimonianze dei sopravvissuti vi sarebbero 18 dispersi. Gli investigatori della Squadra mobile di Agrigento stanno cercando di ascoltare i 22 sopravvissuti, ma fra i 13 uomini e le 9 donne, originari di Costa d’Avorio, Guinea, Camerun e Senegal, c’è molta ritrosia a parlare. Tutti sono sotto choc e fortemente impauriti. Al momento, l’unica cosa che hanno detto è d’aver pagato 3 mila dinari tunisini per la traversata da Sfax. La barca in ferro, di 7 metri, sulla quale viaggiavano è colata a picco e i 22 sarebbero rimasti in acqua per almeno un paio d’ore.

Il giorno prima invece un altro barcone, sempre partito dalla Tunisia, si era ribaltato a ridosso della costa provocando la morte di almeno 35 persone.

Non si ferma anche lo sforzo della Guardia costiera che nel week-end pasquale ha salvato in tutto oltre duemila persone. Solo ieri 1.200 con due diverse maxi-operazioni di soccorso. Un peschereccio, con circa 800 migranti a bordo, intercettato a oltre 120 miglia a Sud-Est di Siracusa, in acque Sar italiane. E circa 400 altre a bordo di un secondo peschereccio, segnalato anche questo da Alarm Phone e intercettato dalla nave Diciotti della Guardia Costiera, sempre in area Sar italiana a circa 170 miglia a Sud-Est di Capo Passero. A supporto delle operazioni di ricerca e soccorso in mare di questi giorni sono operativi anche mezzi aerei, sempre della Guardia Costiera e di Frontex.

Intanto continuano anche gli arrivi sull’isola di Lampedusa. Nella notte sono giunte 36 persone, tra cui 8 donne e un minore. Il gruppo é stato soccorso da una motovedetta della Guardia costiera che ha agganciato il barchino di sette metri lasciandolo alla deriva. Ai soccorritori hanno riferito di essere originari di Burkina Faso, Costa d’Avorio,

Gambia e Guinea. Nel ore precedenti ci sono stati 26 sbarchi per un totale di 974 persone. Il giorno prima erano stati 17 gli approdi con 679 migranti. All’hotspot di contrada Imbriacola, all’alba, c’erano 1.883 ospiti, a fronte dei poco meno 400 posti disponibili. La prefettura ha disposto il trasferimento di 244 persone imbarcate sul traghetto di linea Galaxy verso Porto Empedocle. Ma anche sull’isola si è festeggiata la Pasqua pensando ai più piccoli migranti. Il sindaco, Filippo Mannino, domenica, ha portato oltre 100 uova ai bambini presenti nell’hotspot. A donarli è stato un supermercato dell’isola. A conferma della solidarietà e della vicinanza degli isolani a chi arriva dal mare in fin di vita. Intanto però non c’è solo un problema di arrivi continui, sovraffollamento ed emergenza umanitaria: i pulmini utilizzati per trasferire i migranti dal molo Favarolo, dove avvengono gli sbarchi, fino a contrada Imbriacola dove sorge l’hotspot e da qui al porto commerciale da dove partono i trasferimenti con i traghetti di linea sono inidonei. Uno è totalmente inefficiente per il trasporto di persone, l’altro è necessario metterlo in moto 20 minuti prima dell’avvio in marcia. Ed è per questo motivo che, quotidianamente, quando il numero degli sbarchi è elevato, si registrano rallentamenti e difficoltà nei trasferimenti. La questura di Agrigento ha deciso di avviare delle verifiche mirate su questi mezzi e sugli organi competenti alla loro gestione, ossia la coop che si occupa dell’hotspot di Lampedusa. Si tratta – spiegano fonti della Questura – di una situazione che va avanti da mesi. Nonostante le numerose sollecitazioni fatte dalla Prefettura, la situazione però non è cambiata. (Daniela Fassini – Avvenire)