9 Marzo 2023 –
Roma – Sono 35 le donne morte nel naufragio sulle coste di Cutro in Calabria. Madri, figlie, mogli provenienti dalla Siria, donne «segnate da anni di guerra, profughe» evidenzia la Fondazione Migrantes nella Giornata Internazionale della Donna che si è celebrata ieri. Madri, figlie e mogli provenienti dall’Afghanistan, «in fuga dopo una guerra e un governo taleban che limita le libertà»; dall’Iran, alla ricerca di «una tutela della loro dignità »; dall’Iraq, Paese «segnato da disastri ambientali », dal Bangladesh e dal Pakistan. Donne che hanno «avuto – scrive l’Organismo pastorale della Cei – il coraggio di cercare per sé e per i propri figli un futuro diverso, di libertà, di sicurezza: donne che hanno cercato di tutelare la vita».
Donne come la giornalista Torpekai Amarkhel di 42 anni, in fuga dal regime afghano morta nello stesso naufragio insieme ad altri familiari. A lei il settimanale calabrese “Parola di Vita” della diocesi di Cosenza-Bisignano ha dedicato la copertina del numero uscito ieri per «offrirle così il nostro fiore e la nostra preghiera pensando alle tante altre donne vittime di violenza e ingiustizia ».
«Nei loro occhi ho letto disperazione e terrore appena dopo l’arrivo non conoscendo le sorti dei loro familiari», ci dice la direttrice Migrantes della diocesi di Crotone-Santa Severina, suor Loredana Pisani che da subito è stata a fianco dei profughi sopravvissuti alla tragedia. Donne come la giovane 25enne arrivata a Cutro con il figlio di tre anni mentre il marito è rimasto in Turchia. Profughe come la donna – ci racconta la religiosa – che si è salvata insieme al figlio di 10 anni mentre una figlia è morta e un’altra è ancora dispersa: «sulla barca, ci ha raccontato – dice suor Pisani – teneva stretto il bimbo più piccolo mentre la sua figlia più grande si occupava dell’altra bambina».
A queste donne «il pensiero e la stima» della Fondazione Migrantes, «unite alla preghiera» e al ricordo di tutte le donne migranti.
Essere migrante è una condizione che pone di fronte a difficoltà, pericoli, fragilità, ricordano le Missionarie scalabriniane da sempre al servizio dei migranti e che negli anni hanno lavorato per far crescere i progetti che sostengono le donne straniere e i loro percorsi di autonomia. «Ad oggi, stiamo sostenendo 13 organizzazioni della Congregazione » dice Gaia Mormina, segretaria generale della Fondazione Scalabriniana che opera in 10 Paesi del mondo con 22 progetti di cooperazione e sviluppo: «Ogni anno siamo accanto a oltre 63.000 migranti e rifugiati, di cui la grande maggioranza è costituita da donne sole o con bambini piccoli».(Raffaele Iaria)


