20 Dicembre 2022 – Roma – Nella giornata di ieri 19 dicembre la Commissione Europea ha proposto di rafforzare le norme per prevenire e combattere la tratta di esseri umani. Si tratta com’è noto di un reato transfrontaliero che interessa tutti gli Stati membri. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni continua a rappresentare una grave minaccia nell’UE. Dal 2011 la direttiva anti-tratta (Direttiva 2011/36/UE del PE e del Consiglio, del 5 aprile 2011 , concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, e che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/629/GAI) costituisce la colonna portante dell’impegno dell’UE per prevenire e combattere la tratta di esseri umani. Ha fornito la base giuridica per una risposta decisa della giustizia penale e standard elevati di protezione e sostegno alle vittime. I recenti sviluppi rendono tuttavia necessario aggiornare il testo vigente. Ogni anno, infatti, nell’UE oltre 7000 persone sono oggetto di tratta di esseri umani, ma dato che molte vittime non vengono individuate il numero è verosimilmente molto più alto. Il costo annuo della tratta nell’UE ammonta a 2,7 miliardi di €. La maggior parte delle vittime sono donne e ragazze, ma è in aumento anche la percentuale di uomini, in particolare a causa dello sfruttamento della manodopera.
Negli ultimi anni le forme di sfruttamento si sono evolute e il reato assume sempre più una dimensione online. Il fenomeno richiede un nuovo intervento a livello dell’UE, dato che i trafficanti hanno l’opportunità di reclutare, controllare, trasportare e sfruttare le vittime, trasferire i profitti e raggiungere gli utenti dentro e fuori l’UE.
Le norme aggiornate proposte dalla Commissione europea sono volte a dotare le autorità di contrasto e giudiziarie di strumenti più solidi per indagare e perseguire le nuove forme di sfruttamento, per esempio garantendo che l’uso consapevole dei servizi forniti dalle vittime della tratta costituisca un reato.
Il progetto normativo prevede sanzioni obbligatorie nei confronti delle imprese e non più solo delle singole persone per i reati di tratta. Mira inoltre a migliorare le procedure per l’identificazione precoce e il sostegno alle vittime negli Stati membri, in particolare attraverso la creazione di un meccanismo europeo di indirizzamento. In particolare, le norme aggiornate comprendono:
- l’inserimento dei matrimoni forzati e delle adozioni illegali tra i tipi di sfruttamento che rientrano nella definizione della direttiva. Gli Stati membri dovranno quindi qualificare tali condotte come tratta di esseri umani nel diritto penale nazionale;
- un riferimento esplicito ai reati di tratta di esseri umani commessi attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, compresi internet e i social media o agevolati da esse;
- sanzioni obbligatorie per le persone giuridiche ritenute responsabili di reati connessi alla tratta. Tra le possibili sanzioni vi sono l’esclusione dai benefici pubblici o la chiusura temporanea o definitiva delle strutture in cui si è verificato il reato;
- meccanismi nazionali ufficiali di indirizzamento per migliorare l’individuazione precoce delle vittime e l’orientamento delle stesse verso i servizi di assistenza e sostegno, meccanismi che creeranno le basi per un meccanismo europeo di indirizzamento mediante la nomina di punti nevralgici nazionali;
- una spinta verso la riduzione della domanda, che si otterrà riconoscendo come reato l’utilizzo consapevole di servizi forniti da vittime della tratta di esseri umani;
- una raccolta annuale a livello UE di dati sulla tratta di esseri umani, che sarà poi pubblicata da Eurostat.
Parlamento europeo e Consiglio dovranno ora esaminare la proposta. Una volta che le nuove norme saranno state adottate, gli Stati membri dovranno recepirle nel diritto nazionale. (Alessandro Pertici)


