Né stranieri né ospiti: semplicemente fratelli

21 Ottobre 2022 – La paura dell’altro, del diverso può essere vinta imboccando la via della solidarietà, della coscienza sociale, dell’impegno politico e dell’orientamento religioso. Un’alleanza che, da oltre un secolo, ogni anno si rinnova nella giornata del migrante e del rifugiato, quando riecheggia forte l’appello del papa contro lo scandalo dei muri, il disinteresse
generale, l’abitudine a un fenomeno che dovrebbe lasciarci stupiti e non impauriti e l’esortazione a coglierne il senso. Non bastano le tavole rotonde e le marce rispetto a un fenomeno che ha assunto la caratura apocalittica, che causa vittime e provoca fenomeni criminali quali lo sfruttamento, le violenze fisiche e psicologiche, la prostituzione e tanta altra fame anche sotto le nostre case.

Papa Francesco ci va giù duro quando ha l’occasione di parlarne a quanti affollano le udienze generali o nei messaggi annuali. Nella Scrittura il fenomeno migratorio diventa profezia, è infatti una esperienza che il popolo d’Israele ha fatto più volte, sulla sua pelle: dalla ricerca di una terra promessa alla deportazione e al ritorno.
“Non siete più stranieri né ospiti”, dice l’Apostolo Paolo agli Efesini, possiamo ripeterlo anche noi tutte le volte che veniamo interpellati da una mano tesa, da un volto che cerca la speranza e rivendica il diritto a una casa e ad un futuro.
Occorrono leggi dall’orizzonte ampio, dice il papa, perchè fame, guerre e malattie spingono folle di disperati sempre di più verso di noi, verso l’Occidente; i tempi della sofferenza non corrispondono a quelli delle burocrazie, ci sono quelli scanditi dagli orologi della solidarietà che supplisce, ma necessitano anche quelli di lancette che se-
gnano un futuro già intuito dai grandi visionari della storia.
Solo rifondando le relazioni tra gli uomini, senza distinzioni di razza, sesso e religione, si scopre la grande verità della fraternità umana che interpella ancor prima  dell’annuncio evangelico.
La fraternità è precondizione umana, è terreno nel quale può attecchire e crescere la pianta dell’amore. Senza questa coscienza l’altro non può essere (ac)colto come un fratello ma sempre come un ospite, uno straniero, uno di passaggio, al quale al massimo concedo il temporaneo diritto di solcare “la mia terra e i miei spazi”.
Rileggiamo perciò quello che papa Francesco ha scritto in occasione della giornata appena celebrata: “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione. Mi piace cogliere questo approccio al fenomeno migratorio in una visione profe-
tica di Isaia, nella quale gli stranieri non figurano come invasori e distruttori, ma come lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti. Nella medesima profezia l’arrivo degli stranieri è presentato come fonte di arricchimento, e la storia ci insegna che il contributo dei
migranti e dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi.
Il loro lavoro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li accolgono”. (Enzo Gabrieli)