30 Giugno 2022 – Milano – Morti di sete nel deserto. È finito così il sogno di una nuova vita, lontano dalla guerra, dalla violenza e dalla carestia, per 20 migranti. Hanno perso la vita nel deserto libico, vicino al confine con il Ciad, dopo che il camion su cui viaggiavano è andato in panne nel caldo infernale. Lo hanno riferito il servizio di ‘soccorso ed emergenza’ della città di Kufra, nell’estremo sud-est del Paese. «Il veicolo, proveniente dal Ciad, è stato trovato a 310 km a sud di Kufra e a 120 km dal confine ciadiano-libico», si legge in una nota pubblicata assieme a un video che mostra corpi in stato di decomposizione sulla sabbia vicino al mezzo. «Pensiamo che il gruppo sia morto nel deserto 14 giorni fa poiché l’ultima chiamata da un telefono mobile localizzato nella zona è del 13 giugno», ha spiegato il responsabile del servizio di soccorso di Kufra, Ibrahim Belhasan, all’agenzia Reuters. Due dei migranti morti erano libici, altri si pensa siano cittadini del Ciad che attraversavano la Libia, forse per tentare il salto verso l’Europa.
Purtroppo però, e anche l’ultimo rapporto dell’Onu sul Paese nordafricano lo conferma, la Libia non è più un Paese sicuro. Per i migranti irregolari rischia di diventare un inferno fra omicidi, torture e schiavitù. I migranti detenuti in Libia sono infatti vittime di atroci abusi, in particolare le donne che vengono violentate in cambio di cibo e acqua, denunciano le Nazioni Unite nel nuovo rapporto sullo stato dei migranti detenuti in Libia. «La missione conoscitiva dell’Onu ha fondati motivi per ritenere che crimini contro l’umanità siano stati commessi contro migranti in Libia» si legge nel rapporto che si basa su numerose testimonianze rese dagli stessi detenuti. «In pochissimi giorni decine di migranti morti, venerdì Melilla, ora il Texas. Urgente individuare e perseguire i responsabili, ma è anche necessario creare più canali regolari per una gestione più bilanciata, lungimirante e sicura delle migrazioni» scrive su twitter Flavio Di Giacomo, portavoce per il Mediterraneo di Oim.
Dopo l’ultima tragedia nel Mediterraneo centrale, lunedì, con almeno 30 migranti dispersi, un’altra è avvenuta al largo della Tunisia la scorsa notte. Almeno cinque persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa. Le unità della Guardia costiera hanno impedito tre operazioni di emigrazione illegale in diverse regioni tunisine, recuperando 108 persone, quattro tunisini e 104 di diverse nazionalità subsahriane. I corpi delle cinque vittime sono stati recuperati dopo il naufragio di una barca che trasportava altri migranti. Ma al momento non si conoscono altri dettagli. Un’altra imbarcazione, infine, con a bordo 36 persone, è stata seghnalata in pericolo ieri pomeriggio al largo di Malta. Sono partite da Bengasi, in Libia, secondo quanto riferisce Alarm Phone. «Ci dicono – afferma la Ong su Twitter – di avere problemi al motore e chiedono soccorso!».
Almeno 900 persone sono morte o risultano disperse da inizio anno lungo la rotta del Mediterraneo, in base agli ultimi dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni. (D. Fas.- Avvenire)


