Nova Trento – Centocinquanta cognomi trentini su 13.000 abitanti sarebbero tanti anche per un comune del Veneto o della Lombardia. Tuttavia, a 10000 chilometri da Monte Bondone e fiume Adige, sono tanti davvero! Il comune in questione si chiama – guarda caso – ‘Nova Trento’, si trova nello Stato brasiliano di Santa Catarina (il penultimo, a Sud, prima del confine con l’Uruguay) e la natura che lo circonda non potrebbe essere più diversa da quella della città che ne ha ispirato il nome. Eppure, in questa valle circondata da foreste tropicali lussureggianti, lo spirito trentino e, più in generale, italiano, è riuscito a resistere alla distanza spazio-temporale dalla madre patria.
In parte grazie all’intraprendenza e alla religiosità dei primi ‘colonizzatori’, una ventina di famiglie di emigrati trentini che fondarono la città nel 1875, dei loro discendenti e dei tanti conterranei che, attratti da terra praticamente gratuita e abbondanti opportunità di lavoro, li raggiunsero subito dopo. “I primi che arrivarono qui speravano di trovare terreno da coltivare e dovettero invece fare i conti con la giungla, gli insetti e gli indios non sempre amichevoli: per loro la fede fu fondamentale per andare avanti”, spiega Rino Montibeller, che nel suo ruolo di responsabile degli scambi culturali presso l’ente turismo comunale di Nova Trento ne preserva e ne divulga la storia.
“I trentini avevano nel cuore il ricordo di quelle chiesette lassù in alto sulla montagna, dunque appena possibile le ricostruirono qui”. Iniziarono dal monte più alto della zona, il Morro da Cruz un cocuzzolo fitto di vegetazione a 525 metri sul livello del mare dove, aiutati inizialmente da un gesuita francese, Padre Alfredo Russell, eressero mattone per mattone Nossa Senhora do Bom Soccorro (la Madonna del Soccorso) chiesa che anche grazie al panorama mozzafiato è una delle più visitate del Brasile, e la seconda ‘attrazione’ per così dire di Nova Trento.
La prima, molto più in basso nella frazione di Vigolo (battezzata così in onore dell’omonima frazione di Trento) e molto più recente, è Santa Paulina, un enorme santuario da 4000 posti a sedere, dove la messa viene trasmessa una volta al mese in diretta TV, inaugurato nel 2006 in seguito alla canonizzazione dell’omonima Santa, vissuta e morta in Brasile, ovviamente, trentina anche lei. E a corredo di queste due mete di pellegrinaggio che da sole attirano almeno 70.000 visitatori al mese – altre 30 circa, tra chiese ed abbazie costruite negli anni dagli abitanti della zona, tutte o quasi con nomi architettura e ‘sapore’ italiano.
Lo stesso sapore che si gusta nelle tante aziende vinicole e fattorie, alcune trasformate in agriturismo (una addirittura in museo della civiltà Contadina italiana) nate e cresciute qui che insieme alle chiese, fanno di Nova Trento il maggiore polo di attrazione di turismo religioso del Sud del Brasile e il secondo dell’intera nazione. “Nova Trento è chiamata la ‘piccola Italia’ della nostra regione e il perchè si sente nell’aria. Abbiamo tradizioni ancora forti qua” continua Montibeller l’ultimo dei trentini ad emigrare quaggiù negli anni ‘90.
“Il gruppo di danza e musica folk, quello di teatro, la famosa polenta offerta da tutti i ristoranti … tutte cose che c’erano già e che adesso piacciono anche ai turisti”. Un mix vincente insomma di Fede e italianità che in un Paese in crescita come questo (uno dei pochi al mondo al giorno d’oggi, anche con molta strada ancora da fare) lascia ben sperare Montibeller e i suoi nuovi concittadini: adesso la speranza è che, trovandosi a metà strada tra Curitiba e Porto Alegre, entrambe città dove tra due anni si giocheranno i mondiali di calcio, magari anche qualche non-brasiliano si accorga di questo “pezzetto di Italia” (come recita lo slogan) – Cristiana aggiungiamo noi – nella giungla. (Stefano Salimbeni – Famigliacristiana.it)


