Migrantes: presentato a Siena il rapporto Italiani nel Mondo

7 Giugno 2022 – Roma – Si è svolto ieri presso l’Aula Magna dell’Università per Stranieri di Siena la presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2021. Sono intervenuti il professor Tomaso Montanari, Rettore dell’Università, Massimo Vedovelli, coordinatore Nazionale del PRIN – Programma di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale, Delfina Licata, curatrice del rapporto Migrantes, Monica Barni dell’Università per Stranieri di Siena, Barbara Turchetta dell’Università di Bergamo, Gabriele Tomei dell’Università di Pisa, collegata da Boston.
A dare il benvenuto e fare gli onori di casa è stato il prof. Montanari: “come Rettore – ha detto – sono molto grato alla Fondazione Migrantes della CEI, al Professor Vedovelli che siede nel comitato scientifico, perché per la nostra università è una straordinaria occasione di collaborare, come avviene da tempo, alla costruzione dello strumento più importante per conoscere i movimenti, i flussi, i contesti e per leggere i numeri in un modo critico della presenza degli italiani nel mondo. Ma anche per conoscere i movimenti interni in un Paese che continua a conoscere importantissimi flussi di spostamento legato soprattutto al lavoro ma non solo”. Per il prof. Montanari il RIM è uno strumento di conoscenza del mondo che rientra perfettamente nella missione che ha l’università di cui è a capo. “Si nota nel RIM come il numero degli italiani all’estero si equivalga grossomodo a quello degli stranieri in Italia. E questa doppia realtà – ha continuato – questo nostro vederci per certi versi con gli occhi degli stranieri e vedere noi stessi come stranieri nel mondo, appartiene al lavoro profondo della nostra università, sulle lingue e sulle culture”. Ha poi sottolineato che nel RIM “si parla della straordinaria occasione, innanzitutto cognitiva e morale della mobilità, dello spostamento, della capacità di assumere lo sguardo dell’altro su noi stessi e di guardare gli altri con altri occhi”. Ha poi sottolineato che nel RIM emerge, tangibile, il rischio di fare scelte sbagliate, il rischio politico, morale ed economico. Un Paese che sembra condannarsi a non accogliere quella possibilità di crescita non soltanto in senso economico ma anche culturale ed umano, e poi anche economico che l’immigrazione offre a prezzo di una crescita zero e di un importantissimo flusso di emigrazione temporaneo o stabile all’estero. Avviandosi alla conclusione del suo intervento ha ribadito: “Il RIM è un rapporto che aiuta a conoscere, aiuta chi studia, ma anche un rapporto che aiuta chi decide, chi governa, e per questo è particolarmente importante perché è quella che si chiama in gergo accademico ‘Terza missione’, che troppo spesso viene declinata o in termini di brevetti, per altri tipi di facoltà, o in termine di pura divulgazione, che invece è la vera ‘terza missione’, cioè la capacità dell’università di offrire conoscenza a chi poi deve governare la società”. Per il professor Vedovelli, che ha coordinato gli interventi, questo è un rapporto che consente, sull’analisi di propri dati, a guardare oltre. “Pensate – ha detto – come la questione dell’immigrazione, il mai interrotto flusso come fuga dei cervelli fossero solo giovani ricercatori, ma invece tutti vanno all’estero. (…) “Il flusso non si è mai interrotto, neanche durante la pandemia, è un fenomeno
strutturale con il quale dobbiamo fare i conti. Presentiamo qui, oggi, questo rapporto perché all’interno delle questioni migratorie c’è una dimensione comunque centrale, le attraversa tutte trasversalmente. Da quella simbolica, identitaria, linguistica”. Per il professor Vedovelli il RIM è uno strumento importante per conoscere, perché si basa su modelli, “non crede ingenuamente all’auto evidenza del dato, ma va a cercare i dati, li legge e li interpreta, proponendo modelli di interpretazione che possono diventare un’arma potentissima se c’è la volontà politica di intervenire sulla materia”. A seguire l’intervento di Delfina Licata, capo rdattrice del Rapporto, colei, come ha detto Vedovelli, “che è l’anima del RIM”.
“Ringrazio il Rettore ma soprattutto grazie all’Università, ai tanti anni di cammino insieme, perché già dal lontano 2007 – ha detto Licata – è iniziata la nostra collaborazione; 15 anni di collaborazione e 16 anni di RIM, alla quale oggi va ad aggiungersi la presenza del prof. Vedovelli all’interno del nostro Comitato Scientifico”. Ma non solo, Licata ha anche ricordato che la collaborazione con l’ateneo senese c’è anche attraverso la messa a disposizione di studiosi che in questi anni hanno approfondito, molti temi, uno su tutti il tema linguistico legato al fenomeno migratorio italiano”. Pertanto, ha ricordato Licata,  cosa è stato prodotto in questi anni, dal 2006 al 2021, quanto il lavoro e l’impegno che ruota attorno ad ogni edizione del RIM sia importante ai fini di una giusta lettura dei dati. Snocciolando numeri ha sottolineato che “16 edizioni significa sedici anni di collaborazioni che hanno portato ad una storia culturale diversa con le oltre
8000 pagine, 646 saggi, 821 autori. “Questi numeri non li do a caso – ha detto – ma danno il senso di quello che prima, sia il Rettore che il prof Vedovelli, ci comunicavano. La necessità di tenere ferma la nostra attenzione sul tema e soprattutto anche la necessità di anno per anno di analizzarli in un modo diverso, proprio perché all’interno del fenomeno della mobilità umana, quella della mobilità italiana ha una serie di peculiarità che si trasformano con molta velocità e che caratterizzano sempre in modo differente quella che è la nostra storia”. Ha anche ricordato che lungo il corso del tempo, oltre a realizzare un percorso, da cinque anni, si è anche giunti alla necessità di tematizzare le edizioni, cioè di scegliere un tema intorno al quale gli studiosi sono chiamati ad esprimersi. Inoltre, siccome i primi anni il RIM era considerato un volume di statistica, questa definizione nel tempo è andata a svanire, perché,  ha sottolineato,  “accanto alla metodologia quantitativa, quindi al dato statistico, alla necessità di verificare le fonti, abbiamo avvertito da subito non solo la necessità di interpretare il dato ma di arricchirlo con l’incontro di quelle persone che sono dietro i dati. Quindi interviste, raccolte di storie di vita”. Ha poi evidenziato che “in 16 anni il RIM si è trasformato da progetto editoriale a progetto culturale, un racconto annuale di storia e di storie di un Paese e del suo popolo”.
A seguire l’intervento della professoressa Simona Barni. “Da anni collaboriamo con la Fondazione Migrantes – ha detto – e ogni anno ci offre l’occasione per riflettere sui dati e ci offre l’occasione superando la narrazione stereotipata che viene fatta sia sulle emigrazioni che delle immigrazioni”. Uno scambio di esperienze di arrivi di partenze e ripartenze. Tema del suo intervento “Spazio linguistico italiano e migrazione: nuove dinamiche nuove emergenze”. Tanti gli argomenti affrontati, tra questi la complessità della questione linguistica e la complessità di una politica per la promozione dell’italiano, al di fuori del nostro Paese. Per la professoressa Barbara Turchetta dell’Università di Bergamo, il RIM è un dossier che ogni anno ci arricchisce di tantissime informazioni, di tantissimi spunti, idee e soprattutto ci aggiorna su tutte le tematiche che sono centrali per comprendere i fenomeni della migrazione italiana all’estero sotto molte prospettive. In video conferenza è intervenuto anche il professore Gabriele Tomei, dal MIT di Boston. Il tema trattato è stato: ‘Le nuove emigrazioni qualificate e il funzionamento delle diaspore’. Un fenomeno
globale che non riguarda solo l’Italia, ha ricordato, ma molte altre Nazioni, riguarda un tratto importante dell’intero fenomeno migratorio. Tuttavia, ha specificato, è un fenomeno complesso nel definirlo perché i parametri sono molti, come per esempio in base ai titoli di studio o sulla base della collocazione delle persone. Nel caso italiano, per esempio, ci sono delle complicazioni anche dovute alle banche dati disponibili che sono incomplete, come l’anagrafe degli italiani all’estero – AIRE. Nel caso italiano è un tema su cui si è spostata l’attenzione negli ultimi anni, ed è stata definita nuova proprio perché ha dei tratti inediti rispetto al fenomeno migratorio del passato.
A chiusura della presentazione le testimonianze di Raymond Siebetcheu, Caterina Ferrini, Orlando Paris e Paola Savona, che hanno partecipato alla stesura del RIM sul tema di lingue e linguaggi dell’emigrazione.  (NDB)