Roma – “L’incontro tra culture non può essere evitato”: lo ha detto ieri sera Elena Besozzi, docente di sociologia all’Università Cattolica di Milano, parlando sul tema “I nuovi vicini di casa: di chi abbiamo paura?” al convegno della Fondazione Migrantes in corso a Roma (fino a domani).
Per la Besozzi i pregiudizi etnici si riproducono e diffondono essenzialmente seguendo tre percorsi che finiscono col “rafforzarsi reciprocamente”: “accentuando l’enfasi sulla diversità culturale che rende oggettivamente difficile attivare un dialogo costruttivo con gli ‘altri’”; ponendo in primo piano “la competizione con i membri degli altri gruppi etnici in termini di distribuzione delle risorse (in particolare: lavoro, casa, servizi)” e sottolineando “il pericolo” che gli “altri”, in forza della loro “diversità”, rappresentano nei riguardi sia della “nostra sicurezza personale sia della salvaguardia della nostra identità culturale”. La sociologa ha sottolineato che sono i territori i “laboratori di inclusione e di cittadinanza”. Da qui la necessità di relazioni che “partono dal basso” per “sconfiggere la paura dell’altro”. “Lo sguardo interculturale – ha sottolineato – scioglie le certezze, ma anche le paure, fa attraversare i confini, esplorare nuove realtà, vivere di frontiera, creare dinamiche nuove, rompere l’autoreferenzialità del soggetto e consente di esplorare nuove possibilità e nuove comunanze”. Si tratta – ha concluso – di “coltivare legami per imparare a vivere insieme”.
I lavori del convegno proseguiranno questa mattina con una serie di testimonianze e nel pomeriggio pellegrinaggio nella Basilica di San Pietro e solenne celebrazione eucaristica presieduta dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei.


