14 Marzo 2022 – Roma – Siamo tutti attenti a pregare per la pace in Ucraina, attenti ad ogni notizia che i telegiornali ci dicono, e forse dimentichiamo che situazioni simili si ripetono in altre parti del mondo, come nello Yemen e in Myamar, l’antica Birmania. La nostra Parrocchia di Ponte Galeria è affidata ai Missionari della fede, che hanno alcune comunità in questo Paese dal quale provengono alcuni di loro, anche il Vicario parrocchiale P. Maurice. I suoi familiari e molti cristiani sono dovuti fuggire e nascondersi perché la persecuzione contro i cristiani è alquanto violenta. Sabato è stata organizzata una giornata di preghiera e conoscenza delle sofferenze di questi nostri fratelli, con un’ora di preghiera interreligiosa, un mercatino di prodotti artigianali birmani messi a disposizione dai birmani che sono in Italia, il pranzo condiviso con menù tipico birmano. I partecipanti sono stati veramente molti, sia fedeli della parrocchia, sia birmani residenti a Roma o in Italia, tra i quali numerose suore. La preghiera è iniziata con un canto in birmano alla Madonna, molto melodioso, seguito dagli interventi dei rappresentanti delle religioni praticate in Myamar. Ha preso la parola per primo il rappresentante buddista, la religione più seguita colà, una preghiera ritmata con brevi suoni di gong, nella quale è stato puntualizzato ciò che deve essere raggiunto da colui che è saggio e cerca il bene: essere strenuo, onesto, sincero, senza orgoglio; non essere oppresso dalle cose del mondo; non augurare mai il male all’altro. L’augurio vero è invece che tutti possano essere felici e seminare benevolenza nel mondo intero. Dopo di lui Mustafà, musulmano, ha sottolineato quanto sia importante nella ricerca della pace invocare il Signore: senza di Lui non possiamo raggiungere la pace. Ha poi continuato in arabo ed alla fine ha spiegato che la sua è stata una preghiera molto vicina al Padre nostro cristiano, una preghiera in cui si domanda di saper essere vicini al nostro prossimo. Il rappresentante di Religions for peace, Luigi Di Salvia, ha letto l’intervento della portavoce della comunità ebraica, assente perché shabat, tutto focalizzato sul significato dello Shalom ebraico, termine molto più pregnante della nostra parola italiana pace. È stata quindi la volta della preghiera cristiana, che ci ha sottolineato l’unità di tutto il genere umano, e del Vicario di Zona, presente a nome del Vescovo, che ci ha ricordato come Dio sta con coloro che cercano la pace e non con quanti preferiscono le discussioni. Don Manuele, il Parroco, ha concluso ringraziando i presenti e tutti coloro che avevano collaborato per realizzare questa giornata, una giornata pensata solo per un solo fine: la pace. Ed ha sapientemente sottolineato come tra i vari popoli, siamo differenti nel linguaggio ma uno solo ne è l’oggetto: la pace, una pace “in carne ed ossa” cioè nella concretezza di gesti concreti verso chi bussa alla porta del nostro cuore. (Sr Maria Grazia Pennisi, Migrantes diocesi di Porto S. Rufina)


