Numeri e dinamiche della migrazione mediterranea: di cosa parleranno i Vescovi al tavolo di Firenze

22 Febbraio 2022 – Firenze – Poco più di 10mila persone migranti sono approdate in Europa nelle prime settimane del 2022 (sino al 14 febbraio). A portarli qui, un viaggio via mare da Asia e Africa attraverso il Mediterraneo.

Chi sono? Per lo più uomini adulti, ma ci sono anche donne (l’8%) e minori (il 20%). In effetti, ogni cinque persone che arrivano, una è un bambino e, per la maggior parte, un bambino solo. I più di loro sono nati in Tunisia, Egitto, Bangladesh, Siria, Eritrea o nell’area subsahariana. Il gruppo più numeroso tra i minori non accompagnati è quello afghano. I Tunisini si sono imbarcati nel loro Paese, gli altri hanno dovuto transitare per la Libia: qui hanno trascorso mesi o anni in attesa dell’occasione di partire, hanno incontrato discriminazione e sfruttamento, si sono ritrovati imprigionati o in mezzo ai combattimenti.

La traversata in mare non è stata semplice: 229 persone sono annegate o rimaste disperse. Si aggiungono alle 23.490 vittime registrate dal 2014, che fanno del Mediterraneo la rotta migratoria più letale al mondo. Chi è sbarcato lo ha fatto in Spagna (6.393 persone) e in Italia (3.913 persone), molti meno sono approdati tra Grecia, Cipro e Malta. Il rischio di naufragare è alto. Quando un’imbarcazione si trova in difficoltà, interviene spesso la Guardia costiera libica: oltre 30.000 persone sono state ricondotte in Libia nel 2021, con la prospettiva della detenzione fino al rimpatrio. Altre volte, il soccorso è offerto dalle (poche) navi umanitarie rimaste a pattugliare il Mediterraneo, ma, una volta a bordo, le difficoltà non sono finite e possono volerci giorni, addirittura settimane, prima che un Paese europeo metta a disposizione un proprio porto per lo sbarco. Appena la scorsa settimana, la ONG Sos Mediterranee ha dovuto attendere 4 giorni al largo prima di poter sbarcare a Pozzallo le 247 persone, in condizioni di salute precarie, che aveva tratto in salvo.

È questo il quadro della migrazione mediterranea, dipinto da IOM e UNHCR, alla vigilia dell’incontro a Firenze dei Vescovi e Sindaci del Mediterraneo che inizierà domani. Tra i punti del loro confronto, il fenomeno migratorio non manca. D’altra parte, numeri e dinamiche non sono una novità, al punto che è ormai diventata automatica l’associazione tra Mediterraneo e migrazione violenta. Inedita può essere, tuttavia, l’occasione di affrontare il tema ad un livello meno spersonalizzato rispetto a quello delle politiche nazionali. A Firenze siederanno i rappresentanti delle realtà direttamente coinvolte dalla migrazione e dall’accoglienza: parrocchie, diocesi e organizzazioni religiose, promotrici dell’esperienza dei corridoi umanitari, l’unica forma attualmente praticata di immigrazione sicura per chi è costretto a partire, e città, che organizzando l’accoglienza diffusa hanno saputo costruire integrazione positiva e trarne opportunità per gli accolti e per il territorio. Vescovi e Sindaci sono coloro che guardano i migranti negli occhi, che, come dice Papa Francesco, sfiorano le loro mani: dal loro confronto ci si può attendere l’indicazione di una via nuova per una gestione della migrazione finalmente umana, che abbia al suo cuore le persone e i loro diritti. (Livia Cefaloni)

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