Quell’ angolo di Italia nel Vecchio West

C’era un volta l’Old West, e chissà forse c’è ancora. Il ‘Vecchio West’ quello che sembra che sia rimasto ancora tale. Il Wyoming è forse uno dei pochi stati, se non l’unico, degli USA, del quale non si sente mai parlare. Sembra quasi che non esista nel vortice delle informazioni, notizie, curiosità, anche nella politica: in un susseguirsi, inarrestabile, di tutto ciò che minuto per minuto succede negli States, dalla California a New York, dalla Florida a Washington State, passando per ogni parte dell’America, il Wyoming appare quasi uno stato dimenticato. Difficile trovarlo: eppure è il decimo più grande, come superficie, ma anche il meno popolato (poco più di mezzo milione di abitanti) e il secondo per densità, ovviamente partendo dal basso. Cheyenne è la capitale e anche la città con il maggior numero di abitanti, quasi 60.000. Ecco che chi non l’ha visto può solo avere un’idea molto vaga e anche romantica di questo stato degli USA che si tiene da parte, che quasi non partecipa alla vita vorticosa di una nazione che da New York a Los Angeles, da Miami a Chicago a Washington, corre tutti i giorni. Ma nel Wyoming, e non poteva essere altrimenti, c’è anche una traccia di italianità. All’epoca delle grandi emigrazione, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando dalle zone più povere d’Italia, cominciò a nascere e a crescere il sogno americano, ci fu qualcuno che si fermò anche nel Wyoming, lasciando New York o Boston, i porti principali da dove si sbarcava, per cercare una nuova vita. Florence Rose Krall Shepard, nonostante un nome che appare quasi, se non del tutto, completamente americano,appartiene a una delle famiglie che alla fine del XIXº secolo arrivò nel Wyoming. E li si fermò. ‘Sometimes Creek: A Wyoming Memories’ (Qualche volta un torrente: memorie del Wyoming) è un libro scritto da Mrs. Shepard, le sue memorie, da quando era ragazzina, una storia vissuta a fianco di quelle di uno stato differente da tutti gli altri. Mrs. Shepard, diventata poi una emerita professoressa, è nata da una famiglia italiana e da lì comincia a raccontare, nelle sue memorie, che cosa ha voluto dire nascere e crescere nel Wyoming, ma da una famiglia che lì era arrivata per costruirsi una nuova vita, in quello che era, ed è ancora per tanti versi, il ‘Vecchio West’. Il suo racconto parte dai primi ricordi del ranch dove ha vissuto da bambina, per poi passare alle fasi successive della sua vita che sempre hanno avuto di fianco il Wyoming. Dai bus, che poi non erano nemmeno tali, all’unica aula che poi era la scuola, fino all’università, alla sua carriera di insegnante, ad alcuni momenti che hanno segnato la storia, come la ‘Grande Depressione’. Come Mrs. Shepard sottolinea, la sua storia, le sue memorie, raccontano la vita nel 20º secolo, vista da chi l’ha vissuta come figli di immigrati italiani, in quel processo che era di acculturazione e di trasformazione per diventare americani. Leggendo le pagine di ‘Sometimes Creek’, l’autrice ci porta indietro nel tempo con le proprie accurate e sensibili testimonianze di come è stato crescere e vivere in quel periodo della storia americana. Una vita passata attraverso momenti storici importanti, ma che l’hanno anche vista sposarsi, avere quattro figli e diventare nonna e bisnonna di dodici nipoti. Se il libro può apparire, in un primo momento, destinato a coloro che hanno vissuto nello stesso periodo, alla fine ci si accorge che invece diventa un utile e prezioso amico per capire quel periodo, anche se non lo si è vissuto. Non è soltanto ed esclusivamente il racconto di quello che è il ‘Vecchio West’, ma spiega e fa conoscere quali sono state le sfide e le sofferenze che hanno dovuto affrontare coloro che, passando per quel periodo, hanno trascorso tutta o buona parte della propria vita nel Wyoming. È anche un ritorno, o una riscoperta, se così si può dire, di certe piccole parti della nostra vita che a volte, la frenesia, la corsa continua, l’inseguimento di obiettivi che poi, possono essere anche vani e inutili, diventano difficili da vedere e capire, in profondità. Ecco che allora Mrs. Shepard, partendo poi da quella italianità che non ha mai perso negli anni, ci introduce nel suo aspetto più personale, quello che fatto per l’amore della famiglia, per l’ambiente, la natura e l’educazione, che poi è stato il suo mondo di lavoro, per tanti anni. Dal Wyoming Mrs Shepard è andata nell Utah a studiare: lì ha conseguito la laurea in ‘education studies’ alla University of Utah, dove poi è rimasta, insegnando per anni, ma senza mai perdere di vista il suo Wyoming, come poi ci ha fatto vedere nel suo libro con i ricordi, anche italiani, che sono ancora vivi comunque in tutto lo stato. Nel 1976 infatti il Wyoming State Archives condusse uno studio per conoscere, più a fondo, l’origine dei propri abitanti. E tra i sei gruppi etnici europei, oltre a britannici, tedeschi, baschi, europei dell’est (soprattutto ceki, polacchi, ungheresi e le popolazioni che abitavano quella che era la Yugoslavia) e greci c’era anche quello italiano. E un tempo c’era una consistente comunità italiana che viveva nello stato. Cominciarono ad arrivare nello stesso periodo della famiglia di Mrs Shepard, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e la maggior parte ha poi lavorato nel settore minerario. Il grosso dell’immigrazione italiana nel Wyoming si concentrò tra il 1890 e il 1910 e proprio in quell’anno, si calcolò, che il 7,7% della popolazione che era nata all’estero, era italiana. Giungevano soprattutto dalle zone settentrionali dell’Italia, Lombardia e Piemonte in primo luogo, poi a seguire la Toscana. E quando arrivarono gli italiani nel Wyoming si stabilirono soprattutto nelle contee di Laramie, Sweetwater e Uinta: in quelle zone nel 1920 viveva oltre il 60% di tutti gli italiani del Wyoming. (R. Zanni – Gente d’Italia)