Agrigento – Samia c’era alle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Molti non l’avevano notata perché era arrivata ultima nella gara dei 200 metri. Ma per lei era già un successo, arrivando da una nazione – la Somalia – dove sopravvivere è un problema quotidiano. Ben altra fatica rispetto ai pur estenuanti allenamenti…
A Londra 2012 la campionessa somala però non ci è mai arrivata: il suo sogno è naufragato nel Mediterraneo, dove è morta a bordo di una carretta del mare partita dalla Libia mentre tentava di raggiungere l’Italia.
A raccontare la triste storia di Samia Yusuf Omar è la scrittrice italo-somala Igiaba Scego sul blog Pubblico, che a sua volta cita Abdi Bile, una gloria dell’atletica somala, medaglia d’oro, l’unica nella storia del martoriato Paese africano, nei 1500 metri ai mondiali di Roma del 1987. “Sapete che fine ha fatto Samia Yusuf Omar?”, chiede Abdi Bile a una “platea riunita per ascoltare imembri del comitato olimpico nazionale”. Nessuno risponde. L’ex atleta si commuove e prosegue: “La ragazza… Samia è morta… morta per raggiungere l’Occidente. Aveva preso una carretta del mare che dalla Libia l’avrebbe dovuta portare in Italia. Non ce l’ha fatta. Era un’atleta bravissima. Una splendida ragazza”. Di quanto successo se ne è occupata anche Radio Vaticana. “La morte della giovane atleta Samia è emblematica per il popolo somalo”. È questo il titolo che l’emittente della Santa Sede ha dedicato al caso di Samia. “In tragedia e nell’indifferenza generale – spiega Radio Vaticana – è terminato il viaggio Samia Yusuf Omar, somala, 21 anni, naufragata nel Mediterraneo, nessuno sa quando, mentre su un barcone proveniente dalla Libia cercava la salvezza. Samia era stata portabandiera olimpica a Pechino”. La sua è vicenda emblematica, conclude la scrittrice Scego, “perché purtroppo i giovani somali rimasti in madrepatria, per 21 anni non hanno potuto fare niente. Ci sono persone che sono nate durante la guerra e questo significa che non puoi studiare, non puoi pensare al futuro, non puoi pensare al lavoro”. (G. Isola – Avvenire)


