Roma – L’emergenza migranti spinge l’Italia a una mossa forte. Di fronte ai numeri ancor più imponenti di questi giorni, il nostro Paese alza la voce e spinge l’ambasciatore italiano Maurizio Massari a un passo formale con la Commissione Europea attraverso il commissario per le migrazioni Dimitris Avramopoulos. Dati eclatanti (12mila le persone sbarcate in queste 48 ore, con un aumento del 13,43% degli sbarchi nella prima metà dell’anno rispetto ai numeri già imponenti dello scorso anno), che avevano spinto il ministro dell’Interno Marco Minniti ad annullare i suo viaggio in programma negli Usa, chiedendo un urgente incontro al premier Paolo Gentiloni. Dal successivo vertice a Palazzo Chigi, di fronte al report del Viminale, scaturiva la svolta. Ritenendosi ormai insostenibile che approdino in Italia, e solo in Italia, praticamente tutte le navi impegnate nel Mediterraneo nell’opera di salvataggio. Si potrebbe anche arrivare a negare l’approdo nei porti per le navi che non battono bandiera italiana e non fanno parte di missioni europee. Una misura, che riguarderebbe solo le imbarcazioni delle associazioni non governative impegnate nell’opera di salvataggio, ha spiegato l’ambasciatore Massari al commissario Avramopoulos, evidenziando, a nome dell’Italia una situazione ormai «ai limiti della capacità di gestione».
«Un paese intero si sta mobilitando», dice il premier Paolo Gentiloni (che oggi porterà il tema a Berlino nel pre-vertice del G20 con Merkel, Macron e May) intervenendo al congresso della Cisl. L’Italia, spiega, è impegnata a «governare i flussi per contrastare i trafficanti, non per soffiare sul fuoco ma semmai per chiedere all’Europa e ad alcuni paesi europei in particolare che la smettano di girare la faccia dall’altra parte, perché questo non è più sostenibile».
L’iniziativa con la Ue è valutata e decisa come sistema Paese. Il segnale era arrivato già il giorno prima dal Canada, dove il presidente Sergio Mattarella – avvertito del passo in preparazione – aveva lanciato un primo sasso nello stagno: «L’Italia è in prima linea nel Mediterraneo per salvare migliaia di vite umane nell’ambito di un fenomeno epocale. E ciò accade ai confini dell’Europa, senza ancora suscitare nel nostro continente né adeguata consapevolezza né l’emergere di sensibilità sufficientemente condivise, necessario preludio di incisive azioni comuni ». Poi ieri il presidente è tornato sull’argomento. Il fenomeno migratorio «va governato assicurando contemporaneamente la sicurezza dei cittadini», ha detto incontrando il primo ministro canadese Justin Trudeau. E, commentando il dato dei 12mila cui l’Italia sta prestando soccorso in queste ore, ha aggiunto: «Se continuasse con questi numeri la situazione diventerebbe ingestibile anche per un Paese grande e aperto come il nostro». Ribadendo che «l’immigrazione è un fenomeno epocale che non si può affrontare con i muri, ma governato con serietà stroncando i trafficanti». Tutto questo, ha concluso Mattarella, «può farlo solo la Ue nel suo complesso». Ma purtroppo, ha concluso riferendosi soprattutto alle posizioni assunte da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, «alcuni membri della Ue non l’hanno capito». (Angelo Picariello – Avvenire)


