La giovane Italia oltre tutti gli ostacoli

5 Marzo 2024 –

Roma – L’atletica italiana che incanta, sotto il tetto della Emirates Arena di Glasgow, è giovane, sorridente e multietnica. Nel Mondiale in sala la contabilità azzurra registra due primizie, ossia undici finalisti e 50 punti nella classifica per piazzamenti, e un bottino di medaglie che non si raccoglieva dal 1991. È mancato l’oro, ma i quattro podi sono promettenti, perché riguardano il diciannovenne Mattia Furlani nel lungo, il ventunenne Lorenzo Simonelli nei 60 ostacoli, entrambi d’argento, la ventiquattrenne Zaynab Dosso nei 60 ostacoli e il ventiseienne Leonardo Fabbri nel getto del peso. Il lanciatore fiorentino, capitano del team in assenza degli olimpionici, aveva già assaggiato il podio individuale all’aperto, per gli altri è stato il battesimo di fuoco, peraltro ricevuto nel medesimo giorno, sabato. Quando durante i festeggiamenti notturni l’attaché della squadra, Nazareno Orlandi, ha scattato la foto col trio festante, nessuno nell’ambiente tricolore ha pensato al colore della pelle dei medagliati. È bastato postare lo scatto sui social, che nel giro di pochi minuti una miriade di beceri commenti ha riportato alla mente quanto accaduto sei anni fa, dopo la 4×400 dei Giochi del Mediterraneo di Tarragona. « Mi fa specie – racconta il direttore tecnico Antonio La Torre – che si sia tornato a discutere animatamente su questo aspetto dopo tanto tempo. L’atletica rispecchia l’Italia, bisogna prenderne atto. Dal 1960 ad oggi mancano nove milioni di persone tra i 20 e i 34 anni: non è colpa di chi arriva se noi non facciamo più figli. Se si vuole sopravvivere bisogna fare come hanno fatto altre nazioni, acquisendo intelligenze altrove. In Nazionale nessuno si accorge che il collega o la collega hanno la pelle di colore. Forse chi scrive certe cose dovrebbe venire a vedere i comportamenti concreti nel nostro ambiente». Punto e a capo, per parlare dei risultati dei tre pupilli e non delle loro sfumature cromatiche. «Furlani è sembrato essere di un altro pianeta, tanto è stato dirompente nel contendere lo scettro a Tentoglou. Simonelli si è posto al cospetto di Holloway senza paura e con una sfrontatezza educata. Dosso ha fatto sintesi dei trascorsi e ha portato lo sprint in rosa dove mancava dagli Anni Sessanta. Con le loro imprese hanno mandato un messaggio fortunitensi, te: si smetta di dire che i giovani sono babbei». A chi ritiene che i risultati siano l’effetto dell’onda lunga di Tokyo, il dt cambia le carte in tavola. «Siamo già giunti al passo successivo. I Giochi avevano modificato l’atteggiamento, facendo capire che ci si poteva provare. Ora si è instillata la mentalità vincente. Furlani all’ultimo salto ha cercato l’oro, non si è accontentato dell’argento». Il salto nullo del reatino era di 8.60, con 14 centimetri rubati alla pedana. Una considerazione che rimanda all’esperimento lanciato da World Athletics di misurare il salto effettivo: «Innanzitutto è un peccato che la decisione sia stata assunta solo dalla Federazione internazionale, senza coinvolgere gli atleti. I nostri esperti ci stanno riflettendo, ma un aspetto è già emerso: se il saltatore non si dovrà più preoccupare del segno, diventerà una gara di velocità, dove gli sta grandi sprinter, saranno avvantaggiati. Dall’altro lato, però, bisogna riflettere sul fatto che troppi nulli tolgano interesse e attrattività alla specialità. Bisogna cercare un compromesso, magari lavorando sul materiale dell’asse di battuta». Da qui ai prossimi mesi, prenderà forma la spedizione olimpica. « Massimo Stano è tornato grande, anche a livello mentale, quindi occhio ai marciatori. Marcell Jacobs sta bene, si sta allenando e debutterà in aprile negli Stati Uniti. Salterà i primi due raduni della 4×100, ma si unirà al gruppo a Miami prima di volare a Nassau per i Mondiali di specialità a inizio maggio. I due picchi di forma per Europei e Olimpiadi sono compatibili e la rassegna continentale casalinga servirà soprattutto ai giovani per imparare a gestire la pressione». Nei prossimi due anni (2025 a Nanchino e 2026 a Torun) andranno in scena le ultime edizioni dei Mondiali indoor. Poi la rassegna diventerà il Mondiale su pista corta, aprendo a due scenari: la possibilità che si svolga all’aperto su strutture temporanee, magari allestite dentro gli stadi calcistici, oppure che possa approdare finalmente in Africa, continente finora tagliato fuori dai grandi eventi. Il Mondiale all’aperto ‘27 sarà a Pechino, per il ‘29 la favorita è l’India, che intanto ha già avviato la discussione per i Giochi 2036. A Glasgow c’era il progettista della cittadella dello sport alla periferia di Ahmedabad: ha preso appunti e parlato con Sebastian Coe, che nel ‘25 si candiderà alla presidenza del Cio. Elezioni in Grecia, ma non ad Atene: si voterà nel villaggio vacanze di Costa Navarino, in Messenia, e il giuramento avverrà a Olimpia. (Mario Nicoliello – Avvenire)