Lampedusa: l’esperienza di sr. Angela tra i migranti

18 Gennaio 2024 – Cosenza – A Lampedusa è presente, grazie al progetto dell’Unione Internazionale delle Superiori Generali (UISG), una comunità di 4 religiose appartenenti a quattro Congregazioni differenti e provenienti da quattro Paesi diversi: suor Danila dalla Croazia, suor Ines dagli Stati Uniti, suor Rufina dall’India e suor Angela Cimino dall’Italia. A quest’ultima, di origini calabresi, dedica una lunga intervista il settimanale della diocesi di Cosenza-Bisignano “Parola di Vita”, diretto da don Enzo Gabrieli. Suor Angela – scrive l’autrice dell’intervista Debora Ruffolo – è approdata a Lampedusa da circa due mesi per questa missione UISG nel campo dell’assistenza ai migranti con l’obiettivo di costruire ponti tra i migranti e la comunità locale.  Quella che “stiamo vivendo – dice – è una esperienza intercongregazionale molto forte che cura l’aspetto  migratorio che condivido insieme ad altre tre suore di diverse congregazioni e Paesi differenti. Tutte noi – aggiunge – siamo partite per Lampedusa con la fiducia nel Signore, quella che non ti fa dire ma cosa troverò, cosa farò, ci siamo sentite come Abramo partito senza conoscere la meta e un po’ anche come Maria, perché ciascuna di noi ha avuto delle certezze interiori e siamo approdate qui accogliendo la richiesta di questa missione che è stata nuova per tutte noi”. Per sr. Angela è una esperienza “molto forte”. Nella prima uscita di soccorso dei migranti  arrivati  nell’isola la religiosa ricorda una mamma che ha perso tre bambine e il marito: “era tremante, due bimbe erano cadute in acqua con il papà e la terza era con la mamma, ma quando è arrivata al molo la bambina era nelle mani dei medici per rianimarla. Quando abbiamo visto una piccola bara bianca passare dietro al molo abbiamo capito la drammaticità di questa donna disperata, che urlava, che ancora non sapeva che la terza figlia era morta. A quel punto ho preso il capo di questa donna – racconta sr. Angela – l’ho poggiato al mio petto e l’ho accarezzata in silenzio”. (Raffaele Iaria)