Migrantes Cesena-Sarsina: ieri la Festa dei Popoli con mons. Felicolo

8 Gennaio 2024 – Cesena –“Siamo qui perché questa è la casa del Signore, la casa di tutti”. Così ha esordito ieri pomeriggio, a Cesena, il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo, presiedendo, nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano, la celebrazione della messa in occasione della “Festa dei popoli” promossa dall’Ufficio Migrantes della diocesi di Cesena-Sarsina, dalla Caritas diocesana e dall’Ufficio missionario.

La celebrazione ha visto la presenza di oltre un centinaio di immigrati di diverse etnie presenti in diocesi. Durante la liturgia letture, preghiere dei fedeli e canti in diverse lingue con l’animazione di un gruppo di “Pasquaroli” (in dialetto romagnolo pasquarul)  che nel periodo dell’Epifania girano per le case ad annunciare la Manifestazione del Signore cantando alcuni brani della tradizione. A celebrare con mons. Felicolo diversi cappellani etnici e sacerdoti impegnati nella pastorale con gli immigranti nella diocesi romagnola. Tra loro anche mons. Silvano Ridolfi, 94 anni, per molti anni impegnato nella pastorale migratoria a livello nazionale e diocesano. Alla celebrazione ha fatto pervenire un messaggio anche il vescovo della diocesi, mons. Douglas Regattieri, assente perché in India. “Possiamo avere tradizioni diverse, venire da culture diverse, esercitare culti diversi, avere la pelle diversa: ma niente – ha scritto il presule – potrà mai dividerci e impedirci di sentirci tutti i fratelli, uniti dalla stessa fede e stretti dalla medesima carità”. La festa dei popoli – ha quindi aggiunto – “ci fa sentire tutti i fratelli, figli dell’unico Padre. E per questo tutti siamo impegnati ad amarci e servire quelli che sono più in necessità. La festa dei popoli consolida la nostra carità. Questa sola edifica un mondo più unito e fraterno”.

Ai partecipanti alla liturgia una icona dipinta su mattonella raffigurante la scena del Battesimo di Gesù mentre ai bambini è stata consegnata una calza con doni. (Raffaele Iaria)