Patto sui richiedenti asilo, una politica incerta e per niente solidale

22 Dicembre 2023 –

Roma – Sono stati approvati da 26 su 27 Paesi della Commissione europea i cinque regolamenti sull’immigrazione e asilo, che hanno tradotto i dieci punti già indicati dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen durante l’estate scorsa. Positiva è questa quasi unanimità dell’approvazione – con l’eccezione dell’Ungheria -, che segnala una comune preoccupazione a regolare il diritto d’asilo. Come positivi sono almeno due regolamenti: quello sui criteri unitari di identificazione e di creazione di una banca dati condivisa e quello su procedure unitarie di riconoscimento o revoca della protezione internazionale, che evitano derive sul piano nazionale, già presenti. I cinque regolamenti dovranno essere approvati dal Consiglio e dal Parlamento europeo, che esaminerà anche le singole norme.

Nei cinque regolamenti approvati emergono, però, molte incertezze e indecisioni, che rischiano di indebolire la protezione internazionale. Anzitutto non si è fatto riferimento a un uso regolare della protezione temporanea, ripresa con la crisi ucraina e l’arrivo in Europa di almeno 5 milioni di ucraini. Al tempo stesso, non si fa cenno ai migranti ambientali, il cui numero è sempre più in crescita e la cui tutela e protezione internazionale è debole nel contesto europeo o lasciata a permessi di protezione speciale. L’accelerazione dei tempi del riconoscimento di un titolo di protezione internazionale (asilo, protezione sussidiaria o speciale/umanitaria) e la semplificazione delle procedure possono essere positive se non diventano strumenti per una non considerazione attenta della storia personale – il diritto d’asilo è un diritto personale – e una tutela puntuale dei diritti delle persone migranti. Rimane, poi, in vigore, il regolamento di Dublino: pertanto, non si rafforza il sistema solidale di accoglienza, ma rimane volontario, tranne che nei momenti di crisi, con la possibilità solo di pagare una quota economica (20.000 euro per ogni migrante) in sostituzione delle quote assegnate. L’indicazione, inoltre, di un possibile “Paese terzo sicuro” in cui inviare i migranti che non hanno un titolo di protezione internazionale, apre la strada al rinnovo di accordi – come quello con la Libia e la Turchia già in essere  – o ad aprire quelli annunciati dall’Italia con la Tunisia e l’Albania, dove la tutela dei diritti fondamentali delle persone sono fortemente a rischio, come dimostra anche la drammatica cronaca recente sulla situazione dei migranti nei campi libici. Dal Patto europeo sui migranti e rifugiati, che sarà consegnato all’approvazione del Consiglio e del Parlamento europeo, emerge un’Europa unita, ma incerta sulla politica dell’asilo, un’Europa meno solidale: un’Europa che si prepara alle prossime elezioni europee con un volto più sicuritario e meno democratico. (mons. Gian Carlo Perego – Presidente Cemi e Fondazione Migrantes – Famiglia Cristiana)