Cagliari: Chiesa in dialogo con i migranti

18 Dicembre 2023 –

Cagliari – Amadou Saho è arrivato a Cagliari nel 2014 dal Gambia ed è presidente dell’associazione “Gambia- Sardegna”: grazie a uno dei progetti portati avanti, i bambini della città gambiana di Basse possono frequentare la scuola elementare nella loro città. «Sosteniamo l’acquisto dei libri scolastici. Lo studio permette loro di restare nel proprio Paese, in modo da contribuirne allo sviluppo e avere un futuro lì». Insieme agli altri membri del “Coordinamento diaspore in Sardegna” e alle varie comunità immigrate ieri mattina Amadou ha incontrato nella sede dell’Episcopio l’arcivescovo monsignor Giuseppe Baturi, in occasione dell’iniziativa “È Natale, il vescovo incontra gli immigrati”, organizzata, come tradizione, dalla Caritas diocesana e dall’Ufficio diocesano Migrantes.
Una cinquantina le realtà presenti «ognuna delle quali ha portato la propria storia di sofferenza, speranza, integrazione – commenta monsignor Baturi -. La Chiesa vuole esprimere un’accoglienza verso le persone nelle loro comunità e culture perché ci sia la possibilità di un incontro utile per tutti. C’è un’idea che il Papa continua a ripetere: quella che l’integrazione non è assimilazione ma rispetto delle diversità. Ciascuna di queste comunità deve essere resa protagonista del proprio futuro, riscatto, di una possibilità di vita migliore, di cui anche noi che accogliamo possiamo avvantaggiarci».
«Da vari anni – aggiunge il direttore Caritas, don Marco Lai – Cagliari è un laboratorio di incontro tra popoli, con la fede cristiana che si mette in dialogo con altre religioni, alla luce del Vangelo e del messaggio di Papa Francesco: anche in questa occasione è emerso un grande desiderio di conoscersi, di costruire fratellanza nella spiritualità del Natale».
Giosef è uno degli otto ragazzi accolti nella Comunità “Su Coccu”, uno dei centri di accoglienza del territorio diocesano destinati a minori stranieri non accompagnati, nella parrocchia Santa Vittoria a Sarroch. Sta facendo un percorso di catechesi: « Mi piacerebbe diventare sacerdote per educare le persone ad amare il prossimo e metterle nella strada di Dio». Tra i suoi desideri anche quello di diventare operatore socio-sanitario per aiutare le persone malate. La Comunità è gestita dalla Cooperativa Il Sicomoro, che garantisce un percorso tarato per le loro esigenze, grazie a mediatori culturali e figure specializzate. Nella diocesi si lavora in sinergia con le associazioni locali. Amal, ventenne, da anni frequenta l’associazione Cosas, prima per imparare l’italiano, poi per aiutare i docenti a insegnarlo agli altri immigrati. « Lì mi sono sempre sentita in famiglia».
Sullo sfondo anche i temi della guerra e della pace. Hamza, 24 anni, origini pachistane, è arrivato a Cagliari dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, dove si era trasferito per studiare medicina all’Università. Le lezioni le sta continuando a distanza, e dopo la laurea vorrebbe prendere la specializzazione in Italia. Svytlana, arrivata con le figlie e accolta prima nell’ambito del progetto “Apri Ucraina”, poi in uno dei Centri di accoglienza straordinaria, ha presentato all’arcivescovo la sua preghiera per la pace, insieme alle altre donne ucraine fuggite con i loro bambini. Mohamed da Gaza è scappato più di due anni fa: « Lì non era possibile vivere con dignità». Per il futuro si augura un lavoro stabile e una famiglia. Arzo, originaria di Kabul, è arrivata con il marito nell’ottobre 2022, e 5 mesi fa è nato il loro figlio Haider: «Qui abbiamo trovato un ambiente accogliente, sicuro».
Tra le realtà, anche quella nigeriana.
« Abbiamo chiesto di poterci integrare con la comunità cattolica – spiega Dada Johnson – ma anche di poter avere un luogo per le messe in lingua inglese». « La cura pastorale dei migranti è la nostra mission – spiega il direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes Enrico Porru -, in modo che diventino una risorsa per chi li accoglie, mantenendo allo stesso tempo salde le loro radici e la loro specificità». (Avvenire)