Mons. Belotti: a lui è stato dedicato il sagrato della chiesa del suo paese d’origine

28 Novembre 2023 – Bergamo – E’ stata intitolato a mons. Lino Belotti, già presidente della Fondazione Migrantes, il sagrato  della Chiesa di Cristo Re di Comenduno di Albino, suo paese natale. Alla cerimonia anche il direttore Migrantes della diocesi di Bergamo, don Sergio Gamberoni. Don Lino è morto all’età di 87 anni il 23 marzo 2018. Era nato nel 1930 in una famiglia contadina del bergamasco, a Comeduno di Albino. Ordinato sacerdote nel 1954 a soli 24 anni: era entrato in seminario a Bergamo a 12 anni per gli studi ginnasiali e liceali, in prima Teologia passò alla Comunità Missionaria “Paradiso”, abbracciando l’idea di fare il missionario, raccontava egli stesso: “ho incominciato a pensare a questa opportunità sin dal principio, da quando fummo informati circa l’istituzione della Comunità. Il vescovo Bernareggi e don Minzoni, i fondatori, avevano illustrato l’opportunità ai giovani chierici, contribuendo così a dare una ulteriore spinta alla mia vocazione missionaria, che si può dire è nata contestualmente con la nascita del ‘Paradiso’”. La comunità fu fondata nel 1949 per aiutare le diocesi con carenza di clero e per essere presenti fra gli emigranti. In seguito don Lino è stato nominato superiore della Comunità Paradiso. E’ stato Vescovo ausiliare emerito a Bergamo, direttore generale della Fondazione Migrante dal 1987 al 1996 e presidente della commissione episcopale della Cei per le migrazioni e della Migrantes. Il primo incarico come parroco, dal 1961 al 1966, fu a Goro di Ferrara nella diocesi di Comacchio. Ma l’appellativo di “prete dei migranti” gli deriva dal fatto che dal 12 settembre 1966 al 1973 fu il cappellano degli emigrati italiani in Svizzera. “Quella di La Chaux de Fonds è stata una delle esperienze più belle della mia vita” ha detto raccontando la sua vita nel volume “Preti tra i Migranti. Esperienze pastorali della Chiesa di Bergamo nelle Missioni Cattoliche Italiane d’Europa”, promosso dall’Ufficio Migrantes della diocesi bergamasca.  Quando don Lino arrivò in Svizzera, chiamato per risollevare la Missione Cattolica Italiana di La Chaux de Fonds, nella diocesi di Friburgo, che era in una fase di stallo gli emigrati italiani erano ancora molto stagionali e vivevano soprattutto in baracche, specie i boscaioli. In territorio elvetico don Lino arrivò assieme a don Sandro Dordi, che aveva preso la residenza  a Le Locle. “Ovviamente – scriveva don Lino – ci incontravamo regolarmente e programmavamo insieme le varie attività”. Una delle difficoltà iniziali che il sacerdote dovette affrontare “è stata forse la lingua”, ma dopo poco più di un anno era pronto a insegnare religione in lingua francese in una scuola di Rattrapage. I corsi, della durata di circa un anno, avevano lo scopo di aiutare i nuovi immigrati ad imparare la lingua e a far conoscere le realtà della città e a socializzare. Tra gli impegni principali di don Lino tra i connazionali la visita alle famiglie, l’ascoltare, il favorire l’integrazione tra italiani e con la popolazione locale. Raccontava che conservava l’elenco delle seimila famiglie di Italiani residenti nella Missione, provenienti da tutte le province dell’Italia: “si può dire le ho visitate tutte. Sul mio indirizzario avevo indicato per ciascuna il cognome e il nome del papà, come pure della mamma, il paese di provenienza in Italia e l’indirizzo di residenza in Svizzera”. “Dedichiamo, con un effigie, il sagrato della chiesa parrocchiale nel quinto anniversario della sua morte – ha affermato il parroco, don Alfio Signorini -. Un’occasione bella per dire grazie per quanto ha fatto nella comunità di Comenduno, a perenne memoria”. (Raffaele Iaria)