Papa Francesco: “farci prossimi di tutti i viandanti di oggi, per salvare le loro vite, curare le loro ferite, lenire il loro dolore”

20 Ottobre 2023 – Città del vaticano – “Come il buon samaritano, siamo chiamati a farci prossimi di tutti i viandanti di oggi, per salvare le loro vite, curare le loro ferite, lenire il loro dolore”. Ieri sera in piazza san Pietro momento di preghiera per i migranti e i rifugiati, con i partecipanti al Sinodo in corso in Vaticano alla presenza di papa Francesco che ha ricordato come “per molti, purtroppo, è troppo tardi e non ci resta che piangere sulle loro tombe, se ne hanno una, o il Mediterraneo ha finito di essere una tomba”. Il “Signore conosce il volto di ciascuno, e non lo dimentica. Il buon samaritano non si limita a soccorrere il povero viandante sulla strada. Lo carica sul suo giumento, lo porta a una locanda e si prende cura di lui”, ha detto il Pontefice: “qui possiamo trovare il senso dei quattro verbi che riassumono la nostra azione con i migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Per il papa quindi i migranti “vanno accolti, protetti, promossi e integrati. Si tratta di una responsabilità a lungo termine, infatti il buon samaritano si impegna sia all’andata sia al ritorno. Per questo è importante prepararci adeguatamente alle sfide delle migrazioni odierne, comprendendone sì le criticità, ma anche le opportunità che esse offrono, in vista della crescita di società più inclusive, più belle, più pacifiche”. Nel suo intervento papa Francesco ha chiesto che si rendano sicure le strade percorse dai migranti, perché non cadano nelle mani delle reti criminali che su di loro speculano, e ci si impegni ad ampliare i canali migratori regolari. La celebrazione davanti al monumento Angel Unawares, la scultura che raffigura uomini e donne migranti di ogni età e provenienza. “Quanti fratelli e sorelle oggi si ritrovano nella medesima condizione del viandante della parabola? Tanti! Quanti vengono derubati, spogliati e percossi lungo la strada? Partono ingannati da trafficanti senza scrupoli. Vengono poi venduti come merce di scambio. Vengono sequestrati, imprigionati, sfruttati e resi schiavi. Vengono umiliati, torturati e violentati. E tanti, tanti muoiono senza arrivare mai alla meta. Le rotte migratorie del nostro tempo sono popolate da uomini e donne feriti e lasciati mezzi morti, da fratelli e sorelle il cui dolore grida al cospetto di Dio. Spesso sono persone che scappano dalla guerra e dal terrorismo, come vediamo purtroppo in questi giorni”, ha detto il papa. Oggi come ai tempi del buon samaritano, “c’è chi vede e passa oltre, sicuramente dandosi una buona giustificazione, in realtà per egoismo, indifferenza, paura, questa è la verità”. Il Vangelo dice che quel samaritano vide “quell’uomo ferito e ne ebbe compassione. Questa è la chiave. E la compassione è l’impronta di Dio nel nostro cuore. Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza: questo è lo stile di Dio. E la compassione è impronta di Dio nel nostro cuore. Come il buon samaritano, siamo chiamati a farci prossimi di tutti i viandanti di oggi, per salvare le loro vite, curare le loro ferite, lenire il loro dolore. Per molti, purtroppo, è troppo tardi e non ci resta che piangere sulle loro tombe, se ne hanno una, o il Mediterraneo è finito per essere la tomba. Ma il Signore conosce il volto di ciascuno, e non lo dimentica”. (Raffaele Iaria)