Vangelo Migrante: XXV Domenica del Tempo Ordinario – Anno A – GMMR (Vangelo Mt 20,1-16)

21 Settembre 2023 – «Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi» (Mt 20,16). Talvolta le persone sono schiacciate da condizioni esistenziali, sociali, economiche, politiche, dalle quali è difficile uscire. Una fra le peggiori è la condizione del migrante, costretto a lasciare il Paese d’origine per cercare altrove migliori condizioni di vita. Se pensiamo che il fenomeno migratorio coinvolge milioni di persone in tutto il mondo, ci rendiamo conto della dolorosa complessità del problema che interessa, altra faccia del fenomeno, anche i cittadini dei Paesi ospitanti. Ad ogni migrante che parte deve corrispondere un luogo che possa accogliere al meglio, con opportune azioni e risorse adeguate, chi arriva. L’esperienza di questi anni fa capire purtroppo che questa corrispondenza simmetrica e virtuosa fra chi parte e chi accoglie è piuttosto rara. In questa situazione, spesso drammatica, che può fare il cristiano-cittadino in tensione continua fra la radicalità esigente della Parola di Dio («i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55,8) ed il rispetto delle leggi del proprio Paese? Se il Paese che accoglie è democratico, ci sono spazi per migliorare le norme sull’immigrazione, ben sapendo che nessun Paese, anche il più democratico ed aperto, rinuncerà a politiche per controllare i confini, garantire la sicurezza, stabilire quote di ingresso. Da un lato, quindi, c’è la strettoia di chi fugge, dall’altro quella di chi vuole accogliere, ma deve fare i conti con le istituzioni e le leggi del proprio Paese. Salvare vite umane è un dovere irrinunciabile ed inderogabile (il buon Samaritano soccorre il ferito anche se non è stato lui il colpevole), ma è pure necessario leggere la realtà in tutti i suoi aspetti, come scrive papa Francesco in occasione della  Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato – che si celebra domenica – “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Ora, appare evidente, solo in una democrazia si può avere questa libertà di scegliere se migrare o restare, solo in una democrazia si può tendere all’uguaglianza delle opportunità (art.3 della Costituzione). Le dittature infatti non solo impediscono di entrare, ma non permettono neppure di uscire. Nel 2017 papa Francesco ha sottolineato l’importanza di «saper coniugare il diritto di “ogni essere umano […] di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse” e, nello stesso tempo, garantire la possibilità di un’integrazione dei migranti nei tessuti sociali in cui si inseriscono, senza che questi sentano minacciata la propria sicurezza, la propria identità culturale e i propri equilibri politico-sociali». Poi ha aggiunto: «D’altra parte, gli stessi migranti non devono dimenticare che hanno il dovere di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti». Quindi ha precisato come «un approccio prudente da parte delle autorità pubbliche non comporta l’attuazione di politiche di chiusura verso i migranti, ma implica valutare con saggezza e lungimiranza fino a che punto il proprio Paese è in grado, senza ledere il bene comune dei cittadini, di offrire una vita decorosa ai migranti, specialmente a coloro che hanno effettivo bisogno di protezione». È un caso che questo discorso sia stato fatto al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e cioè ai rappresentanti dei governi dei diversi Paesi? L’impegno per i migranti (anche l’Italia è diventato ormai un Paese dove le partenze sono più numerose di chi viene accolto) e l’impegno per realizzare società più democratiche sono facce della stessa medaglia. Che senso può avere allora la scelta di andare controcorrente, cui il Signore continuamente ci chiama, se occorre fare i conti come cristiani-cittadini con vincoli e strettoie che non ci permettono spesso di agire con quella radicalità che vorremmo? La verità è che anche quando non è possibile il rovesciamento di posizioni ingiuste che mortificano l’umano, resta sempre aperto l’orizzonte della fede: «grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare» (Sal 145,3). Un orizzonte che genera una salutare tensione che nessuna soluzione provvisoria può appagare, ma che deve comunque attraversare la vita del credente e di ogni comunità ecclesiale. Ci sono cose, diceva il teologo Congar, «a un tempo impossibili e necessarie». Senza questa tensione non si cercherebbero nuove vie più giuste ed umane per chi non ha ancora la libertà di partire o restare, ma ci appiattiremmo disperati su questo tragico presente. (Dino Calderone – Operatore pastorale Migrantes Messina Lipari S. Lucia del Mela)