Arsi vivi 74 immigrati a Johannesburg

1 Settembre 2023 –

 

Milano – Di molti, non si saprà mai chi sono. Fuggiti dalle mille disperazioni dell’Africa australe, spesso con il miraggio di un lavoro sottopagato nel sottobosco informale di un’economia sudafricana che resta pur sempre la prima del continente, a decine hanno trovato la morte nel rogo di un palazzo di cinque piani a Johannesburg. Come nel 2017 a Londra le fiamme avevano avvolto la Grenfell Tower, portandosi via soprattutto povera gente, così l’altra notte, nella capitale economica del Sudafrica, fiera città di lotta per i diritti dei neri ai tempi dell’apartheid, a morire sono stati in gran parte gli ultimi tra gli ultimi, migranti senza documenti, anziani, madri sole, esseri umani relegati ai margini. La conta delle vittime si è fermata per ora a 74, tra cui almeno 7 bambini (uno di loro aveva appena 18 mesi), ma sono numeri che potrebbero crescere di ora in ora, a mano a mano che i soccorritori estraggono corpi senza vita, in molti casi irriconoscibili, corpi che nessuno andrà mai a reclamare. Oltre una cinquantina, invece, i feriti, ricoverati negli ospedali cittadini. Quel Sudafrica in cui negli ultimi anni, davanti alla crisi economica, è cresciuto il malcontento nei confronti dei migranti irregolari, si interroga ora sgomento sull’accaduto. Non mancano, però, voci stonate. Come quella della portavoce del sindaco di Johannesburg, Colleen Makhubele, che poco dopo la tragedia si affrettava a sottolineare che gli abitanti del palazzo avevano violato la legge. L’edificio, che un tempo era stato affittato da una Ong, era ormai a tutti gli effetti attualmente un palazzo occupato, molto probabilmente gestito da bande criminali che vi smistavano migranti con un vero e proprio racket. Dichiarato inagibile, il palazzo era stato di fatto abbandonato a sé stesso dalle istituzioni. Almeno 300 gli sfollati che, hanno assicurato le autorità, verranno ospitati in un altro edificio di proprietà del Comune di Johannesburg. Il rogo, secondo alcune testimonianze, sarebbe iniziato durante un black out. In ognuna delle stanze abitavano decine di persone: «Quelli che stavano cercando di scappare sono rimasti intrappolati», hanno fatto sapere le autorità. Il rischio incendi, in palazzi che presentano numerosi allacciamenti illegali per fornire energia agli inquilini, è molto alto. Quanto accaduto è «una grande tragedia», ha sottolineato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, auspicando che l’inchiesta in corso possa prevenire simili drammi in futuro.

Le statistiche ufficiali parlano di 2,9 milioni di immigrati in Sudafrica, spesso costretti ai lavori più umili e a condizioni di vita poco dignitose. La «nazione arcobaleno», in cui per decenni i neri hanno lottato contro l’apartheid, ha visto crescere negli ultimi anni la xenofobia contro gli stranieri, un fenomeno purtroppo pervasivo ad ogni latitudine e alimentato dalle promesse di sviluppo tradite. Di molti, non si saprà mai chi sono. Fuggiti dalle mille disperazioni dell’Africa australe, spesso con il miraggio di un lavoro sottopagato nel sottobosco informale di un’economia sudafricana che resta pur sempre la prima del continente, a decine hanno trovato la morte nel rogo di un palazzo di cinque piani a Johannesburg. Come nel 2017 a Londra le fiamme avevano avvolto la Grenfell Tower, portandosi via soprattutto povera gente, così l’altra notte, nella capitale economica del Sudafrica, fiera città di lotta per i diritti dei neri ai tempi dell’apartheid, a morire sono stati in gran parte gli ultimi tra gli ultimi, migranti senza documenti, anziani, madri sole, esseri umani relegati ai margini. La conta delle vittime si è fermata per ora a 74, tra cui almeno 7 bambini (uno di loro aveva appena 18 mesi), ma sono numeri che potrebbero crescere di ora in ora, a mano a mano che i soccorritori estraggono corpi senza vita, in molti casi irriconoscibili, corpi che nessuno andrà mai a reclamare. Oltre una cinquantina, invece, i feriti, ricoverati negli ospedali cittadini.

Quel Sudafrica in cui negli ultimi anni, davanti alla crisi economica, è cresciuto il malcontento nei confronti dei migranti irregolari, si interroga ora sgomento sull’accaduto. Non mancano, però, voci stonate. Come quella della portavoce del sindaco di Johannesburg, Colleen Makhubele, che poco dopo la tragedia si affrettava a sottolineare che gli abitanti del palazzo avevano violato la legge. L’edificio, che un tempo era stato affittato da una Ong, era ormai a tutti gli effetti attualmente un palazzo occupato, molto probabilmente gestito da bande criminali che vi smistavano migranti con un vero e proprio racket. Dichiarato inagibile, il palazzo era stato di fatto abbandonato a sé stesso dalle istituzioni. Almeno 300 gli sfollati che, hanno assicurato le autorità, verranno ospitati in un altro edificio di proprietà del Comune di Johannesburg.

Il rogo, secondo alcune testimonianze, sarebbe iniziato durante un black out. In ognuna delle stanze abitavano decine di persone: «Quelli che stavano cercando di scappare sono rimasti intrappolati», hanno fatto sapere le autorità. Il rischio incendi, in palazzi che presentano numerosi allacciamenti illegali per fornire energia agli inquilini, è molto alto. Quanto accaduto è «una grande tragedia», ha sottolineato il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, auspicando che l’inchiesta in corso possa prevenire simili drammi in futuro.

Le statistiche ufficiali parlano di 2,9 milioni di immigrati in Sudafrica, spesso costretti ai lavori più umili e a condizioni di vita poco dignitose. La «nazione arcobaleno», in cui per decenni i neri hanno lottato contro l’apartheid, ha visto crescere negli ultimi anni la xenofobia contro gli stranieri, un fenomeno purtroppo pervasivo ad ogni latitudine e alimentato dalle promesse di sviluppo tradite. (Paolo M. Alfieri – Avvenire)