Visto ingresso a stranieri che hanno lavorato alle dipendenze di imprese italiane

28 Luglio 2023 – Roma – Nei giorni scorsi  è stato approvato all’unanimità dalle Commissioni Affari costituzionali e Lavoro alla Camera un emendamento al decreto legge c.d. Pubblica amministrazione 2 (DL 75/2023 recante Disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l’organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l’anno 2025, a.C. n. 1239), che modifica il Testo unico sull’immigrazione, il Dlgsv. n. 286 del 1998 che all’articolo 27 disciplina gli “ingressi per lavoro in casi particolari”. La successiva c.d. legge Bossi-Fini del 2002 (n. 189) limitò la casistica a figure professionali altamente specializzate: docenti universitari, ballerini, sportivi, medici e infermieri professionali, tra gli altri. Con l’emendamento approvato si sono allargate decisamente le maglie della Bossi-Fini, concedendo il visto di ingresso ai “lavoratori che siano stati dipendenti, per almeno dodici mesi nell’arco dei quarantotto mesi antecedenti alla richiesta, di imprese aventi sede in Italia, ovvero di società da queste partecipate, così come rivenienti dall’ultimo bilancio consolidato ai sensi degli articoli 25 e seguenti del decreto legislativo 9 aprile 1991, n. 127, operanti nei Paesi extracomunitari, ai fini del loro impiego nelle sedi delle suddette imprese o società presenti nel territorio italiano”. A parte la finestra temporale del decreto flussi, l’emendamento rappresenta il primo e più concreto segnale nei confronti del sistema produttivo che per il triennio chiedeva addirittura 833 mila visti per lavoro. La modifica segue di pochi mesi la novità sui corsi di formazione attivabili all’estero da organizzazioni di categoria, sindacati, ong ed enti di vario genere per allargare i numeri dei decreti flussi con visti extra quote. (Alessandro Pertici)