Card. Zuppi: “Non si può morire di speranza!”

23 Giugno 2023 – Roma – “Non si può morire di speranza! Chi muore di speranza ci chiede di cercare in fretta perché non accada lo stesso ad altri, per trovare risposte possibili, degne di tanta nostra storia, consapevoli del futuro, della grandezza del nostro continente e della nostra patria”. Lo ha detto questa sera il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, presiedendo, nella basilica di Santa Maria in Trastevere, la veglia ecumenica di preghiera “Morire di speranza” in memoria di quanti perdono la vita nei viaggi verso l’Europa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, Centro Astalli, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Federazione Chiese evangeliche in Italia, Simn-Scalabrini Migration International Network, Acli, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Acse. Centinaia di persone hanno affollato la basilica e lo spazio antistante che hanno voluto fare memoria delle vittime dei viaggi della speranza. Nomi, e le storie sono stati ricordati nella preghiera. “Dimenticare è un doppio tradimento della vita, che chiede, sempre, per tutti, di essere difesa e ricordata”, ha detto il porporato: è “atroce essere ‘dimenticati’ da vivi, che significa non essere visitati, attesi, rivestiti di importanza. Dimenticare toglie valore a quel libro che siamo ognuno di noi, sempre unico e degno per tutti. I cristiani si affidano a un Padre che conta perfino i capelli del nostro capo, che conosce il nome di uno sconosciuto che sta alla porta del ricco e lo solleva dalla sua miseria rivestendolo con il suo bene. Anzi: ci fa capire che così uno sconosciuto diventa il prossimo di cui abbiamo bisogno”. La celebrazione di oggi è di “salvati che non possono dimenticare i sommersi. Noi siamo salvati. Non dimentichiamo e non smettiamo di ringraziare che siamo sopravvissuti. Alcuni tra noi lo sono fisicamente perché erano esattamente nelle stesse condizioni di chi non ce l’ha fatta e qualcuno porta con sé lo stesso dolore perché qualche amico, qualche fratello, qualche mamma non sono mai arrivati. Che dolore. In realtà tutti siamo salvati dalla tempesta del mare, dalle onde della guerra, che quando si alza travolge ogni persona e tutti inghiotte nei suoi flutti di morte. Salvati vogliamo salvare, perché nessuno sia sommerso, per restituire la grazia e perché capiamo come la sicurezza, la pace, il benessere non è perduto se accogliamo, ma si perde quando lo teniamo per noi, non facciamo agli altri quello che altri hanno fatto a noi”. Per il card. Zuppi “non dobbiamo mai accettare che sia messa in discussione in nessuna occasione l’umanissima e responsabile legge del mare, regola di umanità per cui chiunque stia in pericolo sia salvato e custodito. E’ in pericolo. Si salva”. Il presidente della Cei ha ricordato Osama, di 25 anni, e Shawq Muhammad, di 22 anni, siriani, annegati insieme a Moshin, Abdul e Sami, pakistani, la notte tra il 13 e il 14 giugno scorso  davanti a Kalamata, in Grecia, a causa del capovolgimento del barcone dopo un viaggio di 5 giorni iniziato a Tobruk, in Libia. E ancora i 700 passeggeri, di cui molte donne e bambini, provenienti soprattutto da Siria, Egitto e Pakistan: “si sono salvati solo in 108”. L’Europa, “figlia di chi è sopravvissuto alla guerra e che non smette di sentire quelle voci lontane di umili nomi e di quanti ci hanno consegnato questa libertà e questa giustizia, deve garantire i diritti che detiene, garantendo flussi che siano corridoi umanitari e corridoi di lavoro, corridoi universitari, ricongiungimenti familiari che garantiscono futuro e stabilità, l’adozione di persone che cercano solo qualcuno che dia fiducia e opportunità. E darla ce le fa trovare!”. Alla veglia ha partecipoato manche il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo e tanti rappresentati di associazioni, comunità religiose e persone di buona volontà che non vogliono dimenticare, ma insieme costruire un mondo umano ed accogliente per tutti. (Raffaele Iaria)