Il Sudan assetato di Pace e di Giustizia

2 Maggio 2023 – Scrivo da El Obeid, Kordofan Sudan. L’Africa è al centro dell’attenzione internazionale a causa di conflitti e guerre generate dalla brama delle potenze esterne per sfruttarne le immense risorse minerarie, energetiche e forestali.
Il Sudan, paese continente, mosaico di etnie e popoli, è nell’epicentro delle pagine giornalistiche, a causa del conflitto tra le forze armate sudanesi e le forze paramilitari guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo. Il conflitto è iniziato sabato 15 aprile con un attacco alla base militare di El Obeid, che è continuato per qualche giorno e in alcuni punti strategici della capitale Khartoum.
In questi giorni il conflitto, tra le forze armate sudanesi e quelle paramilitari, si è convogliato nella capitale Khartoum. La guerriglia urbana ha messo in fuga non solo la gente, ma anche il personale diplomatico, i religiosi/e sacerdoti che hanno visto le loro case minacciate dall’artiglieria delle due fazioni.
A El Obeid, dove mi trovo dal 2021 con l’incarico di parroco, la situazione è ora monitorata dall’esercito sudanese. Abbiamo vissuto anche noi momenti difficili in modo particolare dal 15 al 17 aprile scorso. La nostra casa era nel bel mezzo del conflitto tra le due fazioni.
Questo conflitto “mette in soffitta” il processo delle elezioni politiche iniziato nel 2019. Ma facciamo un passo indietro per chiarire ai nostri lettori perché si è arrivati a questa guerra.
Il Sudan diventa indipendente il 01.01.1956. Dalla sua indipendenza ad oggi le autorità politiche non hanno ancora trovato il modo di governare il paese. Si succedono colpi di stato, dittature militari fino all’ultima, quella di al Bashir dal 1989 al 2019. Un paese che dal 1956 al 2005 è stato per 45 anni in guerra civile. Nel 2005 si raggiunge un compromesso di conclusione del conflitto con il Sud Sudan e nel 2011 il Sud Sudan diventa indipendente. Questa situazione di guerra civile ha creato sfollati interni, profughi e migranti. Il Sudan del nord, con capitale Khartoum, dopo l’indipendenza del Sud Sudan, era governato da una coalizione politica formata dalle diverse componenti etniche del paese. Il vecchio regime, formato prevalentemente da militari, stenta a consegnare le redini al governo di coalizione politica. In questi ultimi mesi ci sono stati tentativi di colpo di stato, e alcune milizie comandate da generali, con responsabilità di crimini di guerra, fanno difficoltà a cedere il potere alle forze politiche. Le forze armate tutt’oggi sono una componente rilevante nel paese. Sono loro che lo hanno gestito per più di 30 anni e sono indipendenti. Ad aprile di quest’anno si doveva assistere alla firma dell’accordo tra le forze armate e la componente del governo di transizione politica, per poi iniziare il processo delle elezioni politiche previste per il 2023. Questo accordo non è avvenuto, le due componenti dell’esercito: le forze armate Sudanesi guidate dal generale Burhan e quelle paramilitari del generale Dagalo sono entrate in conflitto.
Alla luce di questi eventi, quali scenari si presentano davanti a noi?
Innanzitutto c’è il darsi alla fuga, da parte della gente, per cercare tra parenti e amici all’interno del Sudan un luogo sicuro. I giornali parlano di circa 250.000 sfollati interni, provenienti in modo particolare da Khartoum, che si sono ammassati nelle frontiere dell’Egitto, Ciad ed Etiopia. A questo dobbiamo aggiungere che il Sud Sudan è al quarto posto nella lista di crisi degli sfollati più trascurati al mondo e rappresenta anche la più grande crisi di rifugiati in Africa.
Tutto questo rende la situazione estremamente pericolosa non solo in Sudan ma anche nei paesi confinanti. La Libia è diventata un punto di raccolta di migranti e profughi provenienti da Mali, Niger, Ciad e Sudan. Il Sudan del nord è crocevia di passaggio di migranti, profughi provenienti dal Sud Sudan, Rep. Dem. Del Congo, Somalia ed Eritrea, in viaggio verso l’Egitto e dall’Egitto verso l’Europa.
Migranti, sfollati interni, profughi, instabilità politica in Sudan, in Libia, in Ciad e in Mali fanno di questa zona dell’Africa un territorio in mano a trafficanti di armi, di agenzie per l’arruolamento di mercenari, a lobby che gestiscono le risorse strategiche in collaborazione con le autorità locali, e agenzie che organizzano viaggi migratori verso l’Europa passando per Libia ed Egitto.
Il Sudan ha bisogno di pace. La comunità internazionale è chiamata ad assumersi le sue responsabilità per uscire da questa crisi. (p. Alessandro Bedin)