Ero straniero, sanatoria: pratiche ferme, uffici allo stremo, serve più personale

15 Dicembre 2022 –

Roma – Dal 13 dicembre è disponibile sul sito della campagna Ero straniero, l’aggiornamento sull’attuazione della regolarizzazione straordinaria del maggio 2020. Continuano ad arrivare notizie sconfortanti dal ministero dell’interno circa la definizione delle circa 220.00 domande complessive, presentate oltre due anni fa, spiegano i promotori: dai dati ottenuti dal Viminale in risposta alla “nostra richiesta di accesso agli atti risulta che al 19 ottobre 2022 sono stati effettivamente rilasciati 83.032 permessi di soggiorno: solo il 37,7% sul totale delle domande presentate. Quanto alle pratiche in lavorazione, ai primi di dicembre sono circa l’80% del totale delle domande ricevute: 127.652 le domande accolte in attesa che venga rilasciato il permesso di soggiorno, 29.159 i rigetti e 4.383 le rinunce. Appare evidente come la macchina amministrativa del ministero dell’interno si sia inceppata e non riesca a rimettersi in pari”. Alla luce di questi “tempi lunghissimi – spiega una nota – condannati anche dal consiglio di Stato nel maggio scorso, pare sempre più incredibile il trattamento riservato a decine di migliaia di persone straniere in tali uffici perennemente sotto organico e impreparati ad affrontare un carico di lavoro così gravoso. Né è bastato assumere – anche in tal caso con grandissimo ritardo – gli oltre 1.200 lavoratori e lavoratrici interinali grazie a cui alcuni passi avanti, seppur minimi, sono stati fatti ma che, avendo contratti precari e di durata brevissima, faticano a garantire quella continuità che invece sarebbe indispensabile all’attività amministrativa”.

La campagna Ero straniero nei prossimi mesi, oltre alla riforma del sistema attuale della gestione di flussi per lavoro e all’introduzione di un meccanismo permanente di regolarizzazione, lavorerà perché “cambi l’approccio della pubblica amministrazione verso le persone straniere condannate a subire tempi di attesa lunghissimi e ostacoli burocratici inaccettabili in termini di inclusione e partecipazione alla vita del paese, dove hanno scelto di stabilirsi e lavorare”.