La Spagna si è commossa per i migranti sul timone

1 Dicembre 2022 – Madrid – Nemmeno l’essere sopravvissuti all’odissea disperata di 11 giorni, 264 ore infinite aggrappati al timone di poppa di una petroliera, fra i morsi del freddo e della fame, sferzati dalle onde e dal rumore assordante dei motori, aveva dato loro la dignità di migranti. Per la legge spagnola i tre giovani nigeriani fra i 23 e i 27 anni scampati alla morte dopo aver coperto i 4.600 chilometri dalla Nigeria alle Canarie, senza scali, penzoloni sull’oceano nell’anfratto fra l’enorme scafo della Alithini II e la pala del timone, sono «clandestini». Pertanto, destinati al rimpatrio con la stessa nave cisterna, che era salpata il 17 novembre dal Lagos per attraccare lunedì al Puerto de la Luz de Las Palmas, in Gran Canaria. E difatti due dei tre sopravvissuti, che erano stati trasferiti all’Hospital Negrin di Gran Canaria in ipotermia e disidratati, non appena dimessi sono stati riportati lunedì stesso sulla petroliera. La stessa sorte era riservata al terzo, ricoverato in condizioni più critiche, se non si fossero mobilitati la Commissione spagnola di Aiuto al rifugiato, la Chiesa e la Ong Caminando Fronteras, per frenare l’espulsione. Il resto l’ha fatto la rilevanza data dai media europei. Quindi, dopo il via libera delle autorità spagnole, una richiesta di asilo è stata presentata dal nigeriano ricoverato, dopo la visita di un membro della Diocesi delle Canarie. Mentre gli altri due migranti hanno chiesto asilo a bordo della Alithini II. Ora tocca alle autorità. (Paolo Del Vecchio – Avvenire)