26 Ottobre 2022 –
Milano – Oltre 400 persone soccorse la notte scorsa dai nostre guardacoste, 1.300 migranti in grave pericolo a Est delle coste di Sicilia e Malta, due neonati senza vita arrivati con un barcone e oltre 390 persone sbarcate a Lampedusa nelle ultime 24 ore. Senza contare le due navi Ong bloccate dalla “direttiva Piantedosi” ora tra Libia e Italia in attesa di un porto “sicuro”. Un’emergenza umanitaria, quella che si sta vivendo in questi giorni nel Mediterraneo, che mette a dura prova chi, giorno dopo giorno decide di salvare dal mare e dagli aguzzini quelle vite disperate che non vogliono altro che raggiungere l’Europa. Una tragedia senza fine che racconta anche di due bimbi neonati con meno di 20 giorni trovati senza vita su un barchino che trasportava 58 migranti intercettato a 10 miglia dall’isola di Lampedusa. Ma a tenere col fiato sospeso Ong e volontari ma anche le associazioni che operano nei porti di accoglienza, ci sono quei due barconi con 600 e 700 migranti in pericolo. « Abbiamo parlato con una persona a bordo che ci ha detto che la situazione è estremamente pericolosa – avverte Alarm Phone – Le persone stanno soffrendo di grave disidratazione ed una sarebbe finita in mare. Noi temiamo per le vite di oltre 1.300 persone». Il “centralino” del mare invita a lanciare subito un intervento di soccorso nei confronti delle due imbarcazioni che sarebbero partite da Tobruk, in Libia. Secondo le indicazioni della ong i barconi sarebbero in acque internazionali ad est delle coste di Sicilia e Malta.
Sono invece originari della Guinea i due gemellini trovati morti sul barcone partito da da Sfax in Tunisia, a bordo del quale c’erano altre 58 persone: 28 uomini, 17 donne e 13 minori. I migranti hanno dichiarato di essere in fuga da Gambia, Guinea, Serra Leone e Costa d’Avorio.
I cadaveri dei neonati verranno portati alla camera mortuaria del cimitero dove già si trovano altri quattro corpi di migranti recuperati lunedì e quelli dei due bambini – di 10 mesi e un anno – morti ustionati. «Tutto questo poteva essere evitato? Penso proprio di sì – aggiunge don Carmelo, parroco dell’isola -. Se queste persone avessero viaggiato in sicurezza non sarebbe capitato. E nessuno lascia la propria casa per affrontare un viaggio del genere se ha un’alternativa ». «Chi è in mare va salvato. I muri non servono a fermare i flussi ma, al contrario, alimentano la clandestinità e gli affari dei trafficanti. Occorre uno sforzo internazionale, pensare a viaggi sicuri per chi scappa da guerre e miserie, strutturare corridoi umanitari perché il Mediterraneo non continui a essere un cimitero». (D.Fas.)


