24 Agosto 2022 –
Città del Vaticano – In sei mesi di conflitto in Ucraina, come ricorda un ampio servizio curato da Vatican News, sono stati incessanti gli appelli di papa Francesco per la pace. Ne citiamo solo alcuni: «Ogni guerra rappresenta una sconfitta per tutti» (Angelus 27 marzo), esortando a rovesciare la prospettiva e quindi «a sconfiggere la guerra» (Udienza generale 23 marzo). «Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolirla», ripudiarla, «cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia».
«Dio è solo Dio della pace, non della guerra» e «sta con gli operatori di pace» (Angelus 27 febbraio). Con il pensiero rivolto oltre l’Europa, ai conflitti dimenticati in Siria, Yemen o Myanmar, per citare alcuni tasselli della «terza guerra mondiale a pezzi», il Pontefice ha più volte richiamato a non considerare mai nessun conflitto armato come inevitabile. Occorre contrastare con ogni forza il rischio di abituarsi, o addirittura dimenticare la «tragica realtà» di quanto accade in Ucraina, o altrove. La guerra richiama «lo spirito di Caino» che uccise il fratello Abele. Il Mercoledì delle Ceneri del 2 marzo il Pontefice ha aperto la Quaresima nel segno del digiuno e della preghiera per la pace in Ucraina. Al Cuore Immacolato di Maria, il 25 marzo, nel giorno dell’Annunciazione, ha consacrato l’umanità, in special modo la Russia e l’Ucraina: «Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare ». «Continuiamo, per favore, a pregare ogni giorno il Rosario per la pace». (Regina Coeli – 8 maggio).
Il Papa ha esortato i leader politici ad un «serio esame di coscienza al cospetto di Dio: non portate l’umanità alla rovina per favore!». Da qui il monito: «Si mettano in atto vere e concrete trattative per un cessate il fuoco e per una soluzione sostenibile. Si ascolti il grido disperato della gente che soffre, si fermi la macabra distruzione di città e villaggi». Costanti il richiamo a favorire corridoi umanitari sicuri e a mettere in campo azioni di aiuto nei confronti della popolazione martoriata dalle bombe. Con la stessa premura Francesco non ha mai mancato di ringraziare uomini e donne di buona volontà che hanno aperto le porte ai profughi nei quali, ha ricordato, è presente Cristo: «Non stanchiamoci di accogliere con generosità, come si sta facendo: non solo ora, nell’emergenza, ma anche nelle settimane e nei mesi che verranno». «Pensiamo a queste donne, a questi bambini che con il tempo, senza lavoro, separate dai loro mariti, saranno cercate dagli ‘avvoltoi’ della società. Proteggiamoli, per favore».
Francesco ha fatto visita all’ambasciatore russo a Roma; ha avuto colloqui telefonici con il presidente ucraino Zelensky; ha ringraziato più volte i giornalisti che mettono a rischio la propria vita; ha incoraggiato e salutato con favore come segno di speranza la partenza dai porti ucraini delle prime navi cariche di cereali. Una sollecitudine che si è esplicitata nell’impegno fattivo della Santa Sede ad adoperarsi senza riserva per mettersi al servizio della pace, con l’invio in Ucraina dei cardinali Krajewski e Czerny, rispettivamente Elemosiniere e prefetto del dicastero per lo Sviluppo umano integrale e, a maggio, di monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. Il Papa non lo ha mai nascosto: nell’intimo coltiva il desiderio di «aprire una porta», di recarsi nelle zone coinvolte dal conflitto prima a Mosca e poi a Kiev: «È sul tavolo », «vorrei andarci». «Per servire la causa della pace».


