Vangelo Migrante:XIII Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 9,51-62)

23 Giugno 2022 – Dopo le Solennità che scaturiscono direttamente dalla Pasqua torna il tempo ordinario, quello illuminato dalla domenica, la Pasqua della settimana.

E, subito, il Vangelo riparte dalla sequela di Gesù.

Non è banale far notare che Gesù si muove. Cosa vuol dire? Vuol dire che Gesù va anche seguito oltre che ascoltato, compreso, analizzato, … riflettuto. La relazione con Gesù, quella iniziale e quella postuma, richiede una mobilità di cuore, di anima, di mente e… di corpo, tutt’altro che scontata.

Nel Vangelo si dice che Gesù (sceso dal Tabor, il luogo dell’ascolto) “prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. Gesù non è un’errante vagabondo, ha una meta. La meta di cui ci parla l’evangelista, coincide con il tempo in cui si compirà l’atto d’amore più grande della storia: “mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto.”

Eppure alcuni non lo accettano in modo esplicito: come i Samaritani che si rifiutano di accoglierlo. Dinanzi alla faccenda, i discepoli chiedono a Gesù il permesso di risolvere la questione con un atto di potenza. Gesù rifiuta ogni atto che suppone violenza, e per questo li rimprovera, e, senza nemmeno commentare la faccenda né mostrare una qualche preoccupazione, prosegue il suo cammino. Se uno va verso qualcosa che è grande, non si volta al piccolo e sa accogliere anche un rifiuto, un no. Dinanzi a quell’Amore grande, quel rifiuto mette ancora di più in evidenza che l’amore noi si impone. Mai. Gesù non si perde appresso a cose seconde; e lo stesso chiede a tutti coloro che vogliono o sono chiamati a seguirlo.

Ad un tale che gli disse: “Ti seguirò dovunque tu vada”, Gesù si preoccupa di far comprendere che con Lui non c’è posto per quel ‘dovunque’. Gesù non ha spazi. Seguire Gesù è qualcosa di così grande che è persino destabilizzante: chi segue Gesù lo segue fino al cielo e non avrà mai su questa terra una residenza stabile. Con Gesù, come con l’amore, i conti non tornano. Il suo amore non ha una mira su questa terra ma va oltre la morte. Così per il discepolo: solo il Padre è la meta.

Quel Padre che viene prima anche dei padri terreni: “A un altro disse: seguimi. E costui rispose: Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre!” Gesù non si riferisce all’atto della sepoltura, che resta un atto di misericordia, ma alla relazione con la propria storia, famiglia, passato. Il bisogno di mettere dapprima a posto questi conti e poi seguire il Signore, è un desiderio che non troverà mai la sua definitività. Il passato è lì con le sue irrisolutezze. E tale resterà. Il Signore non chiede un taglio fine a se stesso ma fa presente che non esiste una condizione migliore di un’altra per volgersi al bene. Il bene può essere fatto sempre: “lascia che i morti seppelliscano i loro morti: tu invece va’ e annuncia il regno di Dio”.

Lo stesso varrà anche per l’altro giovane che si propone di seguirlo, ma solo dopo essersi congedato dai parenti. Non è adatto per il Regno di Dio chi si volge indietro.

Stare con Gesù vuol dire stare con Lui e vivere fino in fondo la relazione con Lui. L’unica condizione è: rispondere! (p. Gaetano Saracino)