23 Maggio 2022 – Casablanca – Da quasi un mese mi trovo alla parrocchia Notre Dame de Lourdes di Casablanca (Marocco). Una chiesa immensa, vetrate magnifiche da cattedrale francese, una grotta di Lourdes di fronte, a grandezza naturale. Alla domenica si riempie di… qualche europeo e centinaia di cristiani da tutta l’Africa dell’ ovest: Benin, Togo, Guinea, Senegal, Burkina, residenti a Casablanca. Ma notte e giorno, come un flusso continuo, arriva un’umanità in cammino: giovani migranti subsahariani. Hanno in testa un sogno: l’Europa. A volte, adolescenti, hanno rubato in casa i soldi ai genitori, mettendosi in viaggio per una vera, inimmaginabile via crucis tra Mali, Niger, Algeria e Marocco. Così dura, triste e umiliante che, interrogati su questo, spesso non aprono bocca! Vivo con altri 3 preti: Antoine francese, Roger, Centrafrica, André camerunese. Inoltre, con noi vivono in canonica 11 giovani migranti subsahariani (i 2 miei vicini di camera hanno la tubercolosi), altri 9 in un abitato adiacente. Sono da proteggere, appena possono, ripartono. Alcuni sono malati, altri feriti. Altri ancora arrivano notte e giorno alla parrocchia, a piedi nudi. Vicino alla stazione di Casablanca ce ne sono centinaia, stendendosi di notte su un pezzo di cartone. Il lunedì e venerdì mattinata li vedi arrivare qui a frotte per la colazione, a volte grattandosi dappertutto per le punture di insetti notturni. Prepariamo velocemente duecento lunghe “baguettes” francesi con sardine, margarina e caffelatte. Le altre mattine vengono alla nostra Caritas per vestiti, consulenze, medicinali. Spesso c é da accompagnarli all’ospedale per ore e ore, pagando loro ogni esame e visita. L’altro giorno ho accompagnato Mamadou, della Guinea, con il bacino fratturato, perché caduto alla frontiera. Siamo partiti al pronto soccorso alle 10, e ritornati a casa alle 23.00, pagando radiografie, ecografia e scanner. Dó sempre il mio passaporto come prestanome, perché loro sono spesso privi di ogni documento. Nei prossimi giorni avró altri da accompagnare, non risparmiando nè tempo, nè denaro… “Umanizzare l’emigrazione! ” é la formula che ci ripete spesso per incoraggiarci père Antoine, il parroco, vicario generale della Diocesi. Una dozzina di bravi giovani subsahariani siamo riusciti a dirottarli alla scuola di mestieri Don Bosco di Kenitra, con una borsa di studio… per restare in Marocco, altri ad iscriverli gratuitamente all’ Istituto Cervantes per lo spagnolo, o all’Institut Francais… “L emigrazione é come l’erba cattiva, sospira Alhassane, 18 anni, piú la tagli, più resiste!” Poi, ti confessa che da noi in parrocchia vive “come in un’oasi, fuori é l ‘inferno!” Ed é ció che lo aspetta, per davvero. Perché si intestardisce ad arrivare in Europa, costi quel che costi… sperando nella “chance” come la chiamano loro. Un colpo di fortuna. Abbiamo ora il progetto di offrire almeno una doccia calda, un kit sanitario, un buon pasto a tutti quelli che sbarcano qui in parrocchia, di notte o di giorno…
Allora, se qualche briciola della vostra tavola – un aiuto anche piccolo, – fosse per noi, sarà per noi un’immensa gioia. Con questa umanità, giovani pieni di speranza e di disperazione, vi diciamo un grazie di cuore e anche una preghiera. Sí, alla nostra grotta di Lourdes, a Casablanca. Dove pure i musulmani vengono a pregare, accendendovi una candela. La fede é una luce per tutti. Soprattutto per chi sa aiutare l’altro a vivere. O a sopravvivere… (P. Renato Zilio)


