Cei: le parrocchie laboratori di speranza e aiuto

5 Febbraio 2020 – Roma – Compie dieci anni il concorso promosso dalla Cei che premia le migliori opere sociali nate nelle comunità ecclesiali sparse sul territorio Carità e creatività. Oltre 3.400 le iniziative che sono state presentate dal 2010 a oggi. In un’ideale indagine statistica di come è cambiata negli ultimi dieci anni la Chiesa italiana, dovrebbe trovare spazio anche l’analisi di iniziative come il concorso “Tuttixtutti”.

L’appuntamento annuale, voluto dal Servizio promozione Cei per mettere in luce le 10 migliori opere sociali nate nelle parrocchie, torna infatti con l’edizione 2020, quella del decennale, ma a guardare indietro ai progetti finora premiati assomiglia a un’inattesa scatola nera, che registra le dinamiche della Chiesa a livello territoriale.

È il “grado zero” della cronaca, delle urgenze sociali e delle sfide pastorali raccolte. Il polso del Paese che testimonia il Vangelo batte forte scorrendo la lista degli interventi dal 2011 ad oggi, tra carità creativa e budget rigorosi: sono circa 80 le opere premiate, sostenute con fondi 8xmille per 468mila euro totali; oltre 3.400 le iniziative candidate. A presentarle, è il 13% delle 26 mila parrocchie italiane.

Segni particolari: priorità a cultura e lavoro, dai progetti antidisoccupazione alle opportunità educative per i giovani. Una Chiesa in uscita ante litteram, incubatore di speranza. Il ritratto collettivo conquista per originalità: è passata dal concorso l’Orchestra giovanile antidevianza della cattedrale di Bari, voluta da don Antonio Parisi e dal parroco don Franco Lanzolla. Con i fondi vinti fornirono a decine di minori cresciuti nei vicoli della città vecchia strumenti musicali e corsi gratuiti tenuti da insegnanti del Conservatorio. «Così allontaniamo dispersione scolastica e modelli malavitosi » spiegavano i sacerdoti.

Nel 2019 il primo premio fu vinto dal progetto “Bio pollaio solidale” presentato dalla parrocchia della Santissima Annunziata di Caccamo, nel Palermitano. L’iniziativa riguardava una fattoria sociale, ovvero un’impresa zootecnica dove la forza lavoro s’identifica con l’azione dei volontari e il ricavato va in beneficenza. Nello specifico le uova prodotte da 100 galline saranno in parte vendute per il mangime e l’acqua per gli animali, e in parte donate alle famiglie e alle persone in difficoltà assistite dalla parrocchia. Il bio pollaio si propone inoltre come luogo di didattica; di inclusione sociale per la riabilitazione psicologica di soggetti affetti da dipendenze; di reinserimento per persone raggiunte da pene detentive alle quali lo Stato italiano concede la possibilità di espiazione attraverso programmi di “messa alla prova”; di solidarietà verso il prossimo e di promozione dei valori della reciprocità, gratuità e mutuo aiuto.

O il Fondo cittadino di solidarietà nato nella parrocchia Santi Pietro e Paolo a Saronno ( Varese), affidata a don Armando Cattaneo, per le famiglie morse dalla crisi. «È un rivolo di carità e giustizia – diceva il sacerdote – nel grande fiume della comunione tra i fedeli italiani».

Poi sportelli lavoro, doposcuola di qualità negli oratori, bio-fattorie, stirerie per creare reddito, meno barriere architettoniche e più spazi verdi. E ancora, l’animazione parrocchiale su strada progettata da don Alberto Beretta e fedeli di San Pietro martire a Cinisello Balsamo (Milano). O l’Alzheimer Café firmato da don Enzo Chiodo e parrocchiani di San Giovani Decollato, a Bivongi (Reggio Calabria): un modo per non lasciare soli, confinati in casa, i malati e i loro familiari nel paese della Locride sotto la lente dei ricercatori per la longevità degli abitanti e l’ereditarietà del morbo neurodegenerativo.

Sfogliando l’archivio, ecco don Carlo Occelli e fedeli della parrocchia cuneese del Cuore Immacolato di Maria premiati per gli orti occupazionali, e “Comunicarte” del gruppo di lavoro di don Giovanni Barbara nella parrocchia di Santa Chiara a Crotone, che ha formato guide turistiche.

A Palermo, il parroco di Santa Maria Assunta padre Dino Taormina e team si misero in luce puntando invece sul riciclo e lo smaltimento dei rifiuti per creare opportunità di sviluppo. Sullo sfondo, un evidente ruolo di supplenza ecclesiale rispetto alle istituzioni pubbliche. Ma come sono cambiate le necessità in un decennio? «Le parrocchie restano spesso l’unico luogo di assistenza e speranza – spiega Chiara Giuli, referente del concorso per il Servizio Promozione Cei – ma rispetto alle iniziative dei primi anni, mirate al salto di qualità educativo o sociale, oggi si progetta l’indispensabile, cioè pasti caldi e alfabetizzazione, segnalando il forte impoverimento delle famiglie italiane ». È importante che prosegua questa custodia fraterna, in cui c’è la Chiesa del futuro. (Laura Delsere)

 

 

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