Verso il centenario dell’Apostolato del mare: uno tsunami di preghiere

17 Luglio 2019 – Roma – Un vecchio adagio recita: «Se sai da dove vieni, sai dove stai andando». Parole che tornano alla mente dopo che la scorsa domenica il cardinale Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, ha annunciato le tappe della celebrazione del centenario dell’Apostolato del mare, che culminerà con il Congresso mondiale a Glasgow dal 29 settembre al 4 ottobre 2020. L’anniversario, infatti, porta a riscoprire le radici per alimentare un’attività che, toccando la vita concreta delle persone — i marittimi, i pescatori e le loro famiglie — è naturalmente orientata al presente e al futuro. Ed è quanto avverrà nei mesi che precedono l’evento, per i quali lo stesso Dicastero vaticano ha indicato alcuni suggerimenti operativi: una serie di attività da coordinare tramite comitati locali, con i quali organizzare celebrazioni periodiche, incontri ecumenici di preghiera, pellegrinaggi, seminari e simposi.

Lo sguardo al passato, quindi, per comprendere meglio e valorizzare l’identità dell’“apostolato del mare”. Già nei secoli passati, sacerdoti e religiosi di varie congregazioni si avventuravano nei porti di tutto il mondo, visti come luoghi violenti e di perdizione, per cercare di salvare e redimere le anime.

Nel XIX secolo la Società di San Vincenzo de’ Paoli aprì centri per i marittimi cattolici a Dublino, Londra, New Orleans, Philadelphia, Quebéc e Sydney. In Italia, il vescovo di Piacenza, il beato Giovanni Battista Scalabrini, assegnò alcuni cappellani ai porti di Genova e New York, e inviò i suoi missionari a bordo delle navi per accompagnare le migliaia di migranti europei che partivano in cerca di un avvenire migliore nell’America del Nord e del Sud. Ma tutto questo non era ancora sufficiente.

Nel maggio 1890 Leone XIII scelse di dedicare ai marittimi un’intenzione speciale per l’Apostolato mondiale della preghiera. Il gesuita Goldie, redattore dell’edizione inglese del «Messaggero del Sacro cuore», scrisse: «Nessuna classe del nostro popolo è forse così priva di aiuto spirituale, nessuna che ne ha più bisogno di loro. I marittimi sono difficili da raggiungere; tra loro è perfino quasi impossibile stimare il numero di cattolici, poiché è parte della loro condizione l’essere dispersi al di là di ogni speranza di essere riuniti in una comunità…». L’anno successivo, a Londra, venne istituito un Comitato speciale dei marittimi della Società cattolica della verità (Catholic Truth Society); il suo scopo era quello di rifornire con materiale di lettura cattolica «le barche della Royal Navy, le navi mercantili, le navi militari, i bastimenti degli emigranti, i pescatori d’altura, le navi da addestramento, e le navi ospedale». Un altro gesuita, padre Gretton, nella primavera del 1895, fondò il ramo marittimo dell’Apostolato della preghiera, noto come Apostolato del mare. I marittimi che desideravano diventarne membri dovevano farlo attraverso apposita iscrizione che dava loro diritto a una tessera nominale per attestarne l’appartenenza. L’unico obbligo cui dovevano sottostare era la recita dell’offerta al Sacro Cuore di Gesù. Altre norme raccomandate erano un atto di contrizione da fare ogni notte e «praticare la rinuncia a se stessi nell’uso della bevanda inebriante in riparazione al cuore di Cristo ferito».

Sebbene fossero stati fatti molti tentativi per iniziare un’assistenza per marittimi cattolici in Scozia a Glasgow già nel 1893, nulla fu definitivo fino al 1899 quando il gesuita Egger istituì un ramo dell’Apostolato del mare nel porto di Clydeside. Volantini con un modulo di iscrizione furono stampati in francese, tedesco, italiano e spagnolo, oltre all’inglese. Più di duecentomila persone si iscrissero all’Apostolato del mare durante gli otto anni in cui fu attivo a Glasgow (1899-1907).

Questa lunga strada ha portato ad arrivare allo storico 4 ottobre 1920, data che viene considerata la nascita dell’Apostolato del mare così come si è sviluppato nel XX secolo. Infatti, in quel giorno, un piccolo gruppo di persone si riunì nella città scozzese e “rifondò” l’Apostolato del mare. Oltre all’aspetto religioso (eredità dell’Apostolato della preghiera), venne introdotta anche la dimensione dell’assistenza ai marittimi promuovendo il loro sviluppo spirituale, morale e sociale. Come? Lavoro pratico e preghiera.

Il lavoro pratico comportava la visita alle navi nei porti, la distribuzione di letteratura cattolica, l’istituzione di luoghi di ricreazione per i marittimi cattolici, il lavorare per il benessere dei marittimi che sono estranei alla società in base alle esigenze di ciascuno posto. Inoltre, mantenere i marittimi cattolici in contatto tra loro e con la Chiesa per mezzo di un gruppo internazionale di marittimi. La strada della preghiera richiedeva invece l’impegno nella recita di preghiere quotidiane per conseguire gli obiettivi dell’associazione e l’obbligo di ricevere la comunione almeno una volta all’anno (o celebrare la messa — nel caso del sacerdote) per le intenzioni dell’Apostolato.

Venne anche ideato un logo che oggi riporta la scritta «Stella Maris», e l’immagine di un’ancora (la speranza) unita a un salvagente (la fede) con un cuore (la carità) al centro, raggi di luce e il colore blu del mare.

«Stella maris» è il nome con il quale ormai viene identificato l’Apostolato, con il chiaro riferimento alla Vergine Maria “stella del mare”, tanto cara a generazioni di marittimi e pescatori cristiani. Proprio la promozione di questa devozione è uno dei suggerimenti indicati per il cammino di preparazione al centenario. I cappellani sono invitati a celebrare abitualmente la messa votiva, a organizzare pellegrinaggi a santuari dedicati, a distribuire immaginette sacre e rosari. Lo scorso 14 luglio, il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, in occasione della Domenica del mare, ha diffuso una speciale preghiera che rivolge invocazioni a «Dio Padre tenerissimo, mare infinito», a Gesù «Divino timoniere», allo Spirito «che aleggia sulle acque» e alla Madonna «Stella maris».

L’apertura ufficiale della preparazione al centenario si svolgerà il prossimo 4 ottobre con una celebrazione da tenersi in tutti i centri Stella maris. E nella celebrazione si suggerisce di coinvolgere, a livello nazionale e internazionale, le agenzie governative soprattutto quelle nei porti, la società civile, le agenzie di finanziamento, i sindacati, le organizzazioni marittime, i partner ecumenici e i singoli individui che hanno dato il loro contributo nella crescita e nello sviluppo dell’Apostolato in giro per il mondo. Senza di loro il servizio dell’Apostolato ai marittimi, ai pescatori e alle loro famiglie certamente faticherebbe.

Per restare fedeli alla missione di essere “la voce di chi non ha voce”, il Dicastero sottolinea l’opportunità in questo periodo, di organizzare seminari e simposi sul benessere marittimo, per promuovere e difendere i diritti umani e lavorativi. Con la medesima finalità, può essere utile istituire dei premi speciali per riconoscere l’impegno e la dedizione di quelle organizzazioni e di quegli individui che hanno contribuito alla crescita di Stella maris e si sono adoperati nel perseguimento dei suoi obbiettivi.

Un periodo speciale si vivrà nell’agosto 2020 quando, per volontà del Papa, l’intenzione universale dell’Apostolato della preghiera sarà dedicata a «tutte le persone che lavorano e vivono del mare, compresi marinai, pescatori e le loro famiglie». Ci aspettiamo che da questo “tsunami” di preghiere tutta la gente del mare tragga benefici materiali e spirituali.

Per non limitare la celebrazione del centenario soltanto a una serie di eventi, si suggerisce inoltre che nel 2020 sia realizzato un «progetto del centenario» nel paese o nelle diocesi come segno concreto e tangibile dell’impegno e della dedizione della Chiesa al servizio di marittimi, pescatori e delle loro famiglie. E nei centri in cui si lavora fianco a fianco con altre confessioni cristiane, sarà bene organizzare momenti specifici di preghiera ecumenica. (p. Bruno Ciceri – direttore internazionale dell’Apostolato del mare – Osservatore Romano)

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