12 Luglio 2019 – Lampedusa – Una giornata per ricordare l’anniversario della venuta di Papa Francesco a Lampedusa. Lo ha deciso il card. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento per domenica 14 luglio 2019 a sei anni dalla visita del pontefice sull’isola.
Fu proprio il porporato, allora Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, ad accogliere Papa Francesco in quella giornata, rimasta storica: primo viaggio del pontificato di Papa Bergoglio. Nella maggiore delle Pelagie, il Pontefice, dopo avere lanciato in mare una corona di fiori in memoria dei migranti morti nel Mediterraneo, incontrando alcuni giovani migranti sul Molo Favarolo, luogo di approdo dei migranti, parlò di globalizzazione dell’indifferenza e di una società che ha dimenticato l’esperienza di piangere…
E lunedì scorso, per ricordare la visita, ha celebrato una liturgia eucaristica nella Basilica di San Pietro con 250 persone tra migranti e volontari e durante la quale ha detto che “sono gli ultimi ingannati e abbandonati a morire nel deserto; sono gli ultimi torturati, abusati e violentati nei campi di detenzione; sono gli ultimi che sfidano le onde di un mare impietoso; sono gli ultimi lasciati in campi di un’accoglienza troppo lunga per essere chiamata temporanea”. Essi – ha detto – sono “solo alcuni degli ultimi che Gesù̀ ci chiede di amare e rialzare. Purtroppo le periferie esistenziali delle nostre città sono densamente popolate di persone scartate, emarginate, oppresse, discriminate, abusate, sfruttate, abbandonate, povere e sofferenti. Nello spirito delle Beatitudini siamo chiamati a consolare le loro afflizioni e offrire loro misericordia; a saziare la loro fame e sete di giustizia; a far sentire loro la paternità̀ premurosa di Dio; a indicare loro il cammino per il Regno dei Cieli. Sono persone, non si tratta solo di questioni sociali o migratorie! “Non si tratta solo di migranti!”, nel duplice senso che i migranti sono prima di tutto persone umane, e che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società̀ globalizzata”. (Raffaele Iaria)