Roma – Dall’inizio dell’anno sono partite dal nord Africa per raggiungere l’Europa oltre 1.280 persone e di queste oltre 154 sono morte. È di ieri la notizia di un naufragio nei pressi della Libia: superstiti e soccorritori parlano di circa 30 morti, tra cui un neonato. L’unico dato certo è che quelle dei morti in mare sono cifre “parziali e per difetto. L’aver bloccato ogni azione di soccorso e ricerca in mare da parte di governi, Unione europea e ong di fatto non ha risolto il problema lo ha solo reso invisibile”, spiega oggi il Centro Astalli che ribadisce che “il calo drastico degli arrivi non può e non deve essere considerato una buona notizia. Per p. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli: “si è passati da indifferenza e assuefazione alla morte dei migranti al cinismo e allo svilimento non solo del diritto internazionale, della Costituzione e della nostra civiltà ma del valore stesso della vita umana”. Il Centro Astalli chiede a istituzioni e società civile un ripensamento immediato delle politiche e una riformulazione del linguaggio sui temi migratori”. Ribadisce inoltre che “l’applicazione delle convenzioni internazionali, delle leggi in vigore e dei principi costituzionali, senza dispendio di nuove energie e risorse, basterebbe a garantire un significativo passo avanti verso legalità, sicurezza e diritti delle persone”.