Città del Vaticano – L’arcivescovo di Tangeri, Mons. Santiago Angrelo Martinez, che comprende tutto il nord del Marocco e conta circa tremila battezzati su una popolazione di oltre 4 milioni di abitanti, ha nel cuore un desiderio: che la visita del Papa nel Paese, prevista dal 30 al 31 marzo prossimi, possa anche accendere i riflettori sulla drammatica situazione delle migliaia di persone che dal Marocco, ma anche dalle nazioni confinanti, transitano o partono alla volta dell’Europa per una migliore fortuna. “Quello che mi sta a cuore – afferma con sofferenza Mons. Santiago Angrelo Martinez a Vatican News – sono questi uomini e queste donne senza alcuna possibilità di futuro, di avvenire; per loro tutte le strade sono chiuse. Spero che il Santo Padre, quando sarà qui, possa far riferimento a tutto ciò. Questi migranti aspettano con ansia la visita di Papa Francesco”. Tutte le settimane, aggiunge commosso il presule, si è costretti a contare i morti tra l’indifferenza generale della politica e del mondo: “La parola del Papa è una parola necessaria e i migranti lo sanno. Loro in quei giorni non potranno incontrarlo perché sono privi dei documenti necessari ma sono sicuro che il Santo Padre farà in modo di essergli vicino”. Il rapporto tra cristiani e musulmani in Marocco sarà sicuramente un altro tema centrale del viaggio. A Tangeri, l’esperienza è positiva, al di là della tolleranza e del semplice rispetto. Mons. Martinez ne è testimone diretto: “Da noi c’è una buona intesa, una vera collaborazione. Nel mondo, invece, si è creata una certa diffidenza reciproca che deve essere spazzata via con la costruzione congiunta della pace. Dobbiamo camminare insieme. E la chiesa del Marocco è un esempio positivo in questo senso”. Papa Francesco si troverà davanti un Paese tollerante con le minoranze ed accogliente con la Chiesa, spiega l’arcivescovo di Tangeri, che continua: “Il Marocco è’ anche una nazione con un tumultuoso sviluppo economico. In questi anni è cresciuto molto, ma non basta a fermare quei migranti che sognano una vita più dignitosa”. (Federico Piana)