Napoli: l’abbraccio di Yacoubou ai due ragazzini che lo hanno aggredito

Napoli – Gli avevano spruzzato lo spray urticante negli occhi, ma poi hanno deciso di incontrare Yacoubou Ibrahim per chiedergli scusa.

L’aggressione è avvenuta a Napoli nel rione Sanità la settimana scorsa ed è stato l’uomo aggredito – che da subito aveva evitato di etichettare l’aggressione come razzista – a chiedere di poter incontrare i due ragazzini per chiacchierare con loro e poter ascoltare le loro ragioni. I due minori di 10 e 13 anni, rintracciati grazie alle immagini di videosorveglianza a disposizione delle forze dell’ordine, si sono presentati nella chiesa di San Severo fuori le mura a Capodimonte con un disegno tra le mani: «Scusaci, non siamo una baby gang» hanno spiegato i due e in tutta risposta Yacoubou li ha stretti in un abbraccio.

L’uomo che è tutt’altro che un migrante, come si è letto erroneamente in alcune cronache, vive in Italia dal 1991 ed è originario del Benin: lavora come mediatore linguistico in una delle sedi della Asl di Napoli e conosce piuttosto bene il rione Sanità, le persone che vi lavorano e il tessuto sociale di cui è composto. Ed è stato lì che lunedì 18 febbraio, poco dopo alle 19.30, Yacoubou tornando da lavoro è stato vittima di un’aggressione: stordito dallo spray urticante aveva realizzato soltanto che fossero stati alcuni ragazzini tra i 12 e i 15 anni che, come spesso accade aggrediscono in maniera repentina senza guardare in faccia a nessuno. «Mi hanno fatto girare – aveva raccontato Ibrahim in un’intervista a Fanpage – con l’inganno e mi hanno spruzzato dello spray urticante in volto». L’uomo aveva, quindi, provato a reagire e a rincorrere i suoi aggressori ma lo spray lo aveva stordito talmente tanto da farlo cadere a terra, privo di sensi. C’erano voluti diversi minuti prima che qualcuno si fermasse per prestargli soccorso, ma poi tutto era finito per il meglio: con Ibrahim trasportato e curato in ospedale. Qualche ora dopo l’aggressione Ibrahim aveva sporto denuncia, evidenziando però che secondo lui l’episodio dovesse essere ricollocato in una più generale mancanza di sicurezza che colpisce alcuni rioni della città partenopea, e non tanto un’aggressione razzista.

A distanza di una settimana dall’aggressione, le forze dell’ordine hanno rintracciato gli autori del gesto violento e Yacoubou Ibrahim, che di professione è un mediatore culturale, ha chiesto proprio una mediazione: un incontro con i ragazzini stessi per capire le loro ragioni: «Ho accettato le loro scuse perché li ho visti sinceramente pentiti, e mi hanno promesso che si impegneranno in piccole attività di volontariato sul territorio. Ritirerò la denuncia solo quando vedrò il loro effettivo impegno» ha commentato Ibrahim al termine dell’incontro possibile grazie all’impegno degli educatori di strada, del parroco e del presidente della Terza Municipalità dove si trova il rione Sanità. «Assieme agli educatori del territorio e ai parroci ci siamo messi alla ricerca di questi ragazzini, ci abbiano parlato, abbiamo ascoltato le loro famiglie, abbiamo coinvolto carabinieri e polizia. Oggi li abbiamo fatti incontrare, tutti attorno ad un tavolo – ha raccontato su Facebook Ivo Poggiani, alla guida della Terza Municipalità fornendo altri dettagli sulla fine della vicenda –. Vittima e “carnefici”.

Si sono scusati con Yacoubou, lo hanno abbracciato. E chi sono questi carnefici? 10 e 13 anni, scugnizzi del quartiere, ragazzi che hanno bisogno solo di un po’ di affetto e di una chance, che hanno bisogno di modelli positivi, di scuola, di spazi di aggregazione.

Iniziamo noi a non chiamarli baby gang, magari poi non ci diventano». (Ilaria Solaini – Avvenire)