Roma – “Accompagnare scelte di libertà è un lavoro complesso. Richiede, anche da parte nostra, la capacità di lavorare in modo ampio e non settoriale, l’unico efficace nella prospettiva di una cura e di uno sviluppo della persona umana nelle sue diverse dimensioni”. E’ quanto ha detto questa mattina Mons. Stefano Russo, Segretario generale della CEI, aprendo i lavori del convegno “Operatori dell’Accoglienza” promosso da Fondazione Missio, Fondazione Migrantes, Apostolato del Mare e Caritas Italiana per fare il punto sulla campagna “Liberi di partire, Liberi di restare” che mette a disposizione 30 milioni di euro derivanti dall’8Xmille per finanziare progetti a favore dei migranti, specialmente bambini e donne. Finora sono stati 74 i progetti finanziati dalla campagna a due anni dall’avvio di questa iniziativa straordinaria della CEI.
Il presule ha sostenuto la necessità di valorizzare la cooperazione tra i vari uffici della CEI “coinvolti ciascuno con il proprio specifico contributo. Tale collaborazione è veramente un segno visibile dell’unità del corpo ecclesiale nell’offrire una risposta matura, efficace e diffusa ai problemi che scuotono la nostra società”.
Per Mons. Russo già il titolo della campagna ‘Liberi di partire, liberi di restare’ in un credente “sollecita corde estremamente profonde: la libertà non è arbitrio, ma disponibilità a seguire un disegno, attraverso il quale realizzare la propria vocazione. Il riferirsi alla ‘libertà di partire o di restare’ – ha detto – impone dunque già in prima battuta un rispetto profondissimo: il rispetto che si deve a chi cerca di realizzare quello che per un credente si può scorgere nella filigrana di una narrazione provvidenziale. Questo rispetto diventa ancora più prezioso quando lo si deve a storie fatte di relazioni, sofferenza e lacerazioni”.
“Chi fugge da un pericolo incombente, da una situazione che percepisce priva di speranza, oppure spera in tal modo di poter garantire ai propri cari un futuro migliore – ha quindi aggiunto il segretario generale della CEI – merita davvero la nostra considerazione. Sappiamo che il progetto di chi sceglie di migrare o di radicarsi è spesso il frutto di una scelta complessa che non trova certo esclusivamente nella singola persona la propria radice ultima: si tratta invece di un intero contesto, che spesso investe nelle persone più capaci e intraprendenti, quando non semplicemente in quelle che hanno più possibilità di sopravvivere a una traversata, di cui ben si conoscono rischi e difficoltà”.
Di questi percorsi sono spesso protagonisti coloro che sono più “capaci di futuro”: i giovani, spesso i minori, che sono stati posti al centro di “tante iniziative nate dalla nostra campagna. Ugualmente complesse sono le scelte di chi sceglie di restare nella propria terra, pur in mezzo a mille difficoltà e fatiche. Anche qui – ha spiegato Mons. Russo – l’impegno a sostenere progetti di sviluppo e di cooperazione diventa un gesto vitale, un dovere rispetto al quale non possiamo mai presumere di aver fatto abbastanza”.
Per Mons. Russo se il richiamo alla verità e alla giustizia “ci ricorda la necessità di una costante attenzione alle cause dei fenomeni, la parola ‘amore’ e la parola ‘libertà’ ci segnalano il segno della gratuità di una prossimità e di un’azione, che si traduce nell’aver cura, nell’accompagnare e nel sostenere le scelte delle persone. Su questa strada si pongono anche le basi di una convivenza basata sul rispetto per la dignità di ogni persona. Potremmo dire che è proprio su questo che si fonda il sentimento stesso di maggiore ‘sicurezza’ che in tanti oggi legittimamente ricercano: lavorare per il rispetto della libertà di tutti, è lavorare per una società più sicura, basata sui diritti e sulle responsabilità di ciascuno”. Quindi accompagnare delle scelte di libertà significa “guardare alle donne e agli uomini del ‘qui ed ora’, alle loro storie, alle loro ricchezze e povertà per aiutarli a ridiventare ‘soggetti’ responsabili, protagonisti di una più profonda valorizzazione della loro umanità. Siamo spesso abituati a sentire descrivere i migranti come ‘oggetti’ di accoglienza o di rifiuto: la parola ‘libertà’ ci offre uno sguardo diverso, lo sguardo stesso con cui Gesù nel Vangelo pone i poveri al centro della storia: non più giudicati, valutati, misurati; ma ascoltati, accettati, accompagnati”. (Raffaele Iaria)