Mons. Di Tora: mole le famiglie e le associazioni che si prodigano per l’accoglienza

Roma – “Se sapesse quanti cattolici, quante nostre famiglie e associazioni si prodigano per accogliere! Nei media si tende spesso a mettere in luce gli aspetti negativi, il bene non fa notizia. Ma ho visto tante parrocchie che hanno ricavato spazi o si sono tassate per pagare affitti, famiglie che hanno accolto minori come fossero loro figli… La Chiesa non è un’astrazione, siamo noi cattolici che ci riconosciamo nelle parole di Gesù: ero forestiero e mi avete accolto”. Così Mons. Guerino Di Tora, Vescovo ausiliare di Roma e Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes risponde ad una domanda sul tema dell’accoglienza nella Chiesa italiana. Per il presule oggi “chiudere i porti non può essere una soluzione. Abbiamo – dice Mons. Di Tora al Corriere della Sera – letto quello che dicevano i tre che si sono salvati, sabato: meglio morire in mare che tornare nei campi di concentramento in Libia. Nessuno si illuda che basti alzare muri o fili spinati per risolvere il problema. I trafficanti si muovono lo stesso. Le migrazioni sono una realtà epocale che sta cambiando e cambierà la geo-politica mondiale. Il mondo intero deve prenderne coscienza”.

“Se si monta l’idea che l’immigrazione è una questione di sicurezza, che è contro la sicurezza dei cittadini – continua il Presidente di Migrantes – è chiaro che la paura cresce. Si tratta di riconoscere le persone, di recuperare quel senso di solidarietà che è sempre stato proprio del nostro popolo, pensi alle migrazioni dal Sud al Nord Italia… E rendersi conto, noi credenti, che l’esperienza di fede non è solo preghiera e liturgia ma si cala nella realtà dell’essere per l’altro”.