Città del Vaticano – “Non sempre possiamo parlare di politiche quando ci sono di mezzo le persone. Sono persone, non numeri. La priorità è sempre quella di salvare le vite, in un modo o nell’altro, trovando la via migliore, nel rispetto delle regole comuni”. Lo ribadisce padre Fabio Baggio, sotto-segretario della Sezione Migranti & Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, rispondendo al Sir a proposito dell’atteggiamento dell’Europa nei confronti della vicenda che ha coinvolto le navi Sea Watch e Sea Eye, con i porti chiusi allo sbarco di 49 persone per 19 giorni. L’occasione è stata la presentazione del volume “Luci sulle strade della speranza” con tutti gli insegnamenti di Papa Francesco su migranti, rifugiati e tratta. “Le Chiese locali dei vari Paesi coinvolti sono state abbastanza chiare – ricorda -. L’appello di Papa Francesco, dal 2013 a Lampedusa fino ad oggi è stato sempre unico: salvare la vita”. Anche nel messaggio per la Giornata mondiale per la pace e parlando al corpo diplomatico, il Papa “ha insistito sulla buona politica”, prosegue padre Baggio: “Sono stati messaggi molto chiari che richiamano alla responsabilità di ciascuno. Importante è che il principio di non discriminazione sia utilizzato in tutti i casi. La discriminazione può essere buona e positiva quando le vulnerabilità vengono trattate in modo particolare ma a livello generale è fondamentale pensare che siamo tutte persone. Poi le responsabilità politiche dipenderanno dal tipo di governo che c’è in ogni Paese”. Padre Baggio invita ogni governo a “rispondere ai propri costituenti e dare risposta alle vite umane in pericolo”. È inoltre necessario “non lasciare mai i Paesi da soli ma sentire sempre di più questa solidarietà. Mai come oggi dobbiamo insistere sulla ‘globalizzazione della solidarietà’”. Per questo insiste sull’importanza del Global compact Onu, non firmato da alcuni Paesi tra cui l’Italia. “Ogni Paese ha il diritto di fare le scelte opportune rispetto ad un accordo multilaterale – precisa -. Abbiamo visto l’interesse di moltissimi Paesi nel mantenere questo dialogo. Siamo profondamente convinti che la risposta globale è la più opportuna al fenomeno delle migrazioni”. “Ci auguriamo che chi ha fatto un passo indietro possa ripensarci – auspica -, trovando i chiarimenti necessari. Ad esempio sulla sovranità nazionale, che non viene intaccata. È un accordo, non una convenzione vincolante. Si tratta di un impegno di riflessione, di dialogo continuo, senza nessun pregiudizio rispetto all’indipendenza, l’autonomia e la sovranità nazionale”.