Usa: al via la settimana delle migrazioni

Washington D.C. – «In questo momento, è particolarmente importante per la Chiesa sottolineare e incarnare lo spirito di accoglienza soprattutto tra gli immigrati e i rifugiati che vivono dentro le nostre comunità». Monsignor Joe Steve Vásquez, vescovo di Austin e Presidente della Commissione per le migrazioni della Conferenza Episcopale Statunitense, spiega così il senso della tradizionale settimana che la Chiesa americana dedica al tema cruciale delle migrazioni. Dall’Epifania e fino al 12 gennaio la comunità cattolica promuove momenti di preghiera e riflessione, impegnandosi soprattutto in analisi e progetti rivolti a immigrati, rifugiati, vittime e sopravvissuti alla tratta di esseri umani. Il tema del 2019, «Costruire comunità di accoglienza», sottolinea appunto l’impegno della comunità cristiana nel dare il benvenuto ai nuovi arrivati e nell’accompagnamento per avviare una nuova vita.  Nel sussidio che accompagna la settimana, spiega l’Osservatore Romano –  si trovano suggerimenti per coinvolgere le comunità: dalle petizioni, alle omelie e preghiere, agli incontri con immigrati, ai modelli di lettere e mail per i direttori degli organi di informazione, sollecitati a raccontare le tante best practice e non solo episodi allarmistici e di fatto poco diffusi. Le proposte sono accompagnate da un dossier essenziale di informazioni sulla riforma della migrazione, sulla protezione umanitaria, sulla tratta degli esseri umani, sul sistema di accoglienza messo in atto nei confronti dei minori non accompagnati e delle famiglie provenienti dal centroamerica. Tutti i temi sono accompagnati da numeri e da ricerche condotte da organismi indipendenti e dalle agenzie Onu. La settimana viene celebrata mentre il confine con il Messico è sempre più una polveriera, le strutture di detenzione sono stracolme e molti dei migranti, privi di documenti, hanno superato il limite massimo di permanenza. Così la stazione dei bus nel centro di El Paso è diventata il rifugio a cielo aperto di centinaia di persone. Sono bambini e famiglie senza soldi, senza biglietti, senza cibo, senza accesso ai telefoni. Il 26 dicembre oltre 500 di questi disperati sono stati rilasciati senza previo accordo con le associazioni di volontariato e la casa dell’Annunciazione, uno dei maggiori centri di accoglienza gestito dalla diocesi. «Il 27 dicembre ne hanno liberati altri 300 — racconta all’agenzia Sir Ruben Garcia, direttore esecutivo della struttura — e così ogni giorno fino a toccare il picco di 1.500 abbandonati in strada: una crisi umanitaria voluta». Da tempo ormai la Chiesa cattolica statunitense chiede una riforma del sistema migratorio che non penalizzi i diritti umani e soprattutto non separi le famiglie. E una riforma efficace del sistema migratorio non può non tener conto anche dei rifugiati, soprattutto per la lunga storia di accoglienza che caratterizza il paese. Le statistiche confermano che sono Honduras, El Salvador e Guatemala i principali luoghi di fuga poiché le famiglie vivono sotto minaccia e non esiste prospettiva di futuro che non sia legata alla coltivazione e al commercio della droga. Solo nel 2017, da questa area della morte sono arrivati oltre 41.ooo minori non accompagnati, numeri irrisori se paragonati ai 110.000 giunti nel 2015.