Migrantes Verona: il 6 gennaio la festa dei popoli, “Abbiamo visto sorgere la sua stella”

Verona – Epifania è la manifestazione di Gesù come Salvatore di tutte le genti. Questo accade attraverso la vicenda dei Magi che seguendo la stella arrivano a Betlemme dove offrono i loro doni e si prostrano al Bambino Gesù.
Questi Magi, persone non ben definite, sono senza dubbio dei “pagani” che non appartengono ai popoli d’Israele. E sta proprio qui, nel loro viaggio e nella loro adorazione del Bambino nella capanna che si rende manifesto chi è Gesù: il Salvatore di tutte le genti.
Il fatto è lì nel Vangelo di Matteo: degli stranieri adorano il Bambino nato dalla Vergine Maria. Successivamente Gesù adulto mostrerà con gesti e parole che la sua Salvezza è per tutti e la Pentecoste sarà l’apice di quanto accaduto nel piccolo villaggio di Betlemme.
Da quell’adorazione dei Magi sono passati tanti secoli, molta riflessione teologica e intensa opera missionaria e oggi contempliamo che il Vangelo è stato accolto da popoli diversi in tutto il mondo.
Quel gesto profetico dei Magi nel corso del tempo ha fruttato per l’umanità intera una abbondanza di benedizioni nell’incontro con il Vangelo.
Da molti anni, in occasione di questa solennità, si celebra in cattedrale a Verona l’Epifania dei popoli con il Vescovo che presiede l’Eucarestia animata dalle diverse comunità cattoliche di immigrati presenti in Diocesi.
Quello che il Vangelo racconta dei Magi si traduce nella condivisione dell’Eucarestia di persone appartenenti a popoli e culture diverse ma tutte con lo sguardo all’unico Salvatore.
I Magi non sono una bella favola e non possono essere ridotti a folklore con qualche comparsata   nelle piazze o con delle belle statuine da mettere nel presepe.
L’Epifania dei popoli ci ricorda con forza che la Parola fatta carne è presente nella vita di persone con sensibilità culturali diverse e, in questo periodo in cui si parla degli immigrati con superficialità e si usano espressioni discutibili, se non addirittura offensive, diventa una manifestazione su cui riflettere con attenzione e profondità sul suo significato intrinseco.
L’Epifania ci impegna a una revisione del nostro parlare e del nostro agire di fronte a tante sorelle e a tanti fratelli che venendo da paesi diversi ora condividono la vita con noi. Senza dimenticare che secondo le statistiche la metà di queste persone condivide la fede nell’unico Signore, pur appartenendo a Chiese con diversa denominazione.
Tornando al racconto di Matteo un elemento importante è il viaggio: i Magi partono da una terra lontana seguendo una stella per adorare il Re che è nato.
Noi quale viaggio stiamo intraprendendo per adorare il Bambino o pensiamo siano solo gli altri che devono mettersi in viaggio?
Questa non è una domanda banale se la poniamo nel contesto delle migrazioni.
Chi è che deve mettersi in viaggio?
Solo gli immigrati che devono assumere il nostro modo di pensare e di agire, oppure riguarda tutti, italiani e immigrati?
Io credo riguardi ognuno di noi. Siamo tutti in cammino per diventare veri adoratori del Bambino Gesù attraverso un costante cammino di conversione al Vangelo dell’accoglienza, della misericordia, della fraternità.
C’è una stella che brilla e che segnala a tutti, ma proprio a tutti, che è necessario lasciare la propria sicurezza, le proprie certezze, per incontrare il Bambino Gesù.
Erode e gli altri abitanti di Gerusalemme, che pure erano vicini a Betlemme, non si sono mossi per andare incontro al Salvatore…
Che non accada a nessuno di noi di chiuderci in casa nella paura o nella indifferenza e privarci così dell’incontro autentico con il Bambino Gesù e sua Madre. (don Giuseppe Mirandola)