Mattarella: un augurio agli italiani che vivono all’estero e agli immigrati in Italia

Roma – Buon Anno a tutti gli italiani in patria e all’estero e  anche “ai cinque milioni di immigrati che vivono, lavorano, vanno a scuola, praticano sport, nel nostro Paese”. Lo ha rivolto il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel suo messaggio augurale di fine anno il 31 dicembre. In 14 minuti il presidente della Repubblica – il suo è stato il 60 messaggio di fine anno  rivolto dal Capo dello Stato Italiano a partire da Einaudi – ha evidenziato l’esigenza di non “aver timore di manifestare buoni sentimenti che rendono migliore la nostra società”. A partire – ha detto – da “sentirsi comunità” che significa “responsabilità, perché ciascuno di noi è protagonista del futuro del nostro Paese. Ma vuol dire anche – ha spiegato Mattarella – essere rispettosi gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono e nel battersi, come è giusto, per le proprie idee rifiutare l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità e timore”.  Il presidente della Repubblica ha anche sottolineato che uno dei sentimenti che agitano oggi gli italiani è la paura: “la domanda di sicurezza è particolarmente forte in alcune aree del Paese, dove la prepotenza delle mafie si fa sentire più pesantemente. E in molte periferie urbane dove il degrado favorisce il diffondersi della criminalità”. Per cui “non sono ammissibili zone franche dove la legge non è osservata e si ha talvolta l’impressione di istituzioni inadeguate, con cittadini che si sentono soli e indifesi”. Per Mattarella “la vera sicurezza si realizza, con efficacia, preservando e garantendo i valori positivi della convivenza”. Sicurezza – ha aggiunto – è “anche lavoro, istruzione, più equa distribuzione delle opportunità per i giovani, attenzione per gli anziani, serenità per i pensionati dopo una vita di lavoro”. E, prima di congedarsi un augurio di buon anno, assieme agli italiani in patria e all’estero, anche “ai cinque milioni di immigrati che vivono, lavorano, vanno a scuola, praticano sport, nel nostro Paese”. (Raffaele Iaria)