Cagliari – “Rom italiani o italiani di etnia rom?”. È questo il titolo del convegno organizzato il 14 e 15 dicembre, a Cagliari, da Caritas diocesana e Ufficio Migrantes.
“Dopo circa tre anni – spiega don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana – abbianmo riproposto una ‘due giorni’ sui rom, etnia minoritaria presente nel nostro territorio da prima degli anni ’90. Sono per lo più bosniaci, mai totalmente integrati, vittime di uno stereotipo errato, là dove venivano immaginati nomadi e invece provenivano da una condizione di sedentarietà. L’impegno della Chiesa è quello di aiutare il nostro contesto politico e sociale a superare i pregiudizi verso queste famiglie, giovani, con bambini, per dare loro l’opportunità di un’inclusione abitativa, giuridico–legale, lavorativa, formativa”. Finora non sono mancati gli interventi, “ma – sottolinea don Marco – sono stati meramente assistenziali. Il problema è più di sistema: ancora oggi manca nei confronti di queste famiglie il riconoscimento di cittadinanza piena, pari diritti e opportunità, si fatica a considerarle come le altre. Varie le sessioni del convegno e ieri pomeriggio ludico, dedicato ai bambini, “uno spazio per riuscire a dire qualcosa di diverso, a generare una progettualità nuova, partendo dai più piccoli”, evidenzia il direttore della Caritas. L’iniziativa dedicata ai Rom ha fatto anche il punto sulle progettualità in essere, tra cui l’avvio della seconda fase del progetto attivato, alcuni anni fa, dal Comune e dalla Caritas: da un “nuovo abitare possibile” a un “nuovo lavoro possibile”. “La bellezza – dice il direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Cagliari, padre Stefano Messina – è che sono famiglie giovani, che amano la vita, e la vivono con essenzialità; colpisce la gioiosità dei bambini, nonostante la precarietà. Questa iniziativa si inquadra nell’impegno per includerle sempre di più nel tessuto della comunità sia ecclesiale che civile”. (Maria Chiara Cugusi)