Palermo – Le Chiese di Sicilia si sono ritrovate a Catania per riflettere a 25 anni dalla pubblicazione del Direttorio per l’applicazione dei principi e delle norme sull’Ecumenismo. Occasione un convegno regionale voluto ed organizzato dall’Ufficio per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso e dall’Ufficio per le Migrazioni della Conferenza episcopale siciliana.
“Un quarto di secolo non è poco, ma è tanto se consideriamo ciò che è accaduto in questo spazio di tempo. Abbiamo vissuto anni di ansietà e di timori – ha detto Mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e delegato della Conferenza Episcopale Siciliana per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, aprendo i lavori -, anni durante i quali si è affievolito lo slancio ecumenico avviato dal Vaticano II e lo scandalo della separazione ha continuato a ferire la Chiesa e le Chiese. Tutto questo – ha aggiunto Mons. Mogavero – rende ancora più urgente riprendere in mano il Direttorio e rilanciare la nostra volontà di operare per l’unità”.
In apertura dell’appuntamento dal titolo “La Chiesa in dialogo a 25 anni dal Direttorio per l’Ecumenismo è stato presente anche Mons. Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania e presidente della Conferenza episcopale siciliana, che ha porto ai presenti il saluto da parte dei confratelli vescovi di tutte le Chiese di Sicilia.
“Dall’ecumenismo arriva a tutta la Chiesa un forte incoraggiamento a vivere la nostra vita e la nostra fede guidati e affidati alla Divina Provvidenza: abbiamo spesso, infatti – ha detto il presule –, la sensazione di fare poco e in modo poco efficace, ma poi scopriamo che i semi crescono e che arrivano i frutti, anche più abbondanti di quanto osavamo sperare. E questo è benedizione del Signore. A Lui ci rivolgiamo – ha aggiunto – per ringraziarlo del cammino che ci ha indicato e nel quale ci ha accompagnati e a Lui torniamo ad affidarci per riprendere e continuare. A nome personale e a nome dell’intera Conferenza episcopale benedico voi – ha concluso Mons. Gristina -, la vostra presenza qui oggi e il vostro impegno ecumenico” .
All’incontro regionale, insieme con quanti sono impegnati nei settori dell’ecumenismo e delle migrazioni e – grazie alla collaborazione con l’Uciim – a numerosi docenti, sono stati presenti i rappresentanti del Patriarcato ortodosso di Romania, della Chiesa anglicana e della Chiesa battista. “Dinanzi a loro – ha detto Erina Ferlito, direttrice dell’Ufficio regionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso -, si mostra ancor più paradossale la dicotomia tra ‘Chiese sorelle’ e ‘fratelli separati’. E’ scandalosa l’espressione ‘fratelli separati’: come possono i fratelli separarsi?”. Ha richiamato, poi, la necessità di “un ecumenismo che reale, concreto e frutto dell’impegno di tutti, ossia di chiunque professi la fede cattolica”.
Le fa eco Mario Affronti, direttore dell’Ufficio Cesi per le Migrazioni, il quale, spiegando “le due motivazioni che hanno portato alla realizzazione di un convengo congiunto sull’ecumenismo”, parla dell’unità come “sollecitudine per l’unità, che è al cuore della Chiesa e alla quale tutti. Tutti i cristiano – ha chiarito Affronti – dovrebbero essere animati dallo spirito ecumenico, qualunque sia la loro particolare missione e la loro specifica funzione nel mondo e nella società. I migranti e l’azione pastorale che li riguarda – ha aggiunto – possono portare, nel processo dell’unità dei cristiani e in genere del dialogo interreligioso, un contributo che non è solo antropologico – culturale, ma anche ecclesiologico e teologico, vivendo sulla propria carne la difficoltà dei problemi connessi con i concetti di identità e alterità su cui si gioca il destino del dialogo nel mondo di oggi”
Tre le riflessioni proposte sul servizio all’unità della Chiesa offerte nel corso dei lavori: don Angelo Passaro ha approfondito il tema ricollegandolo al messaggio biblico; don Antonino Pileri Bruno lo ha fatto muovendosi all’interno della riflessione teologica; il vescovo mons. Domenico Mogavero ne ha trattato gli aspetti nel vissuto della Chiesa locale.
Per Mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto e delegato Cesi per le Migrazioni, “non possiamo risolvere le differenze con la vecchia formula del ‘guardare a ciò che ci unisce anziché a ciò che ci divide’. Ma potremmo fare passi avanti se insieme riconoscessimo il maggiore peso specifico di ciò che ci unisce rispetto a ciò che ci divide. Annunciare insieme il Vangelo – ha detto il presule – è certo il compito più arduo che ci sta davanti. Le difficoltà e le resistenze nel cammino di comunione verso l’unità sono inevitabili: come giungere alla comunione tramite la tensione della diversità? Lo faremo ‘anche’ attraverso alcuni punti fondamentali: la pedagogia della cattolicità; l’ospitalità data ai migranti più poveri; l’inserimento della Chiesa locale, attraverso la parrocchia, nei luoghi di fratture sociali, di più difficile convivenza; il dialogo interreligioso; la responsabilità pastorale del sacerdote nell’accogliere lo straniero”.