Sinodo dei Vescovi: attenzione ai giovani migranti

Città del Vaticano – Una maggiore attenzione ai “giovani migranti” e a coloro, particolarmente,  che “vivono nei campi di rifugiati”. E’ una delle richieste formulate dai padri sinodali nelle relazioni dei Circoli Minori, 14, resi noti oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede. Una richiesta presente in diversi interventi emersi con l’invito, in uno dei gruppi francofoni a chiedersi “come la Chiesa possa accompagnare questi giovani” sia nei loro Paesi di origine sia in quelli di arrivo, “approfondendo la riflessione sul fenomeno migratorio e aiutando a trovare soluzioni che rispettino la dignità della persona umana”. “Essere giovani è comunque un grande dono, specie se si pensa alle tante opportunità oggi offerte dall’ampliamento vertiginoso delle conoscenze e dalle possibilità connesse al multiculturalismo e alle sfide delle nuove  tecnologie, cui un’educazione scolastica adeguata dovrebbe ben formare. Non di meno – si legge in una delle relazioni di uno dei Circolo in lingua italiana – vanno tenute in conto le debolezze sperimentate dai giovani, da quelle relative a contesti di famiglie ferite o in difficoltà economiche, a quelle delle paure e delle insicurezze davanti al futuro, specie dove la crisi degli ultimi anni sembra precludere possibilità di impiego reale delle proprie capacità naturali e acquisite”. Una “particolare condizione di fragilità”, è scritto nel testo –  è quella dei giovani migranti “ spesso costretti a cercare un futuro migliore fuggendo da situazioni di guerra, di fame, di corruzione e di mancanza di democrazia, sedotti dal miraggio di un benessere illusorio. I flussi migratori – prosegue la relazione – sono favoriti anche da contesti di rapida crescita demografica sproporzionata alle possibilità reali delle famiglie”. Si tratta di un fenomeno diffuso nell’intero “villaggio globale”. Occorrerebbe “un maggiore impegno per promuovere opportunità nei Paesi di provenienza, e in ogni caso una collaborazione internazionale per offrire canali di legalità e di sicurezza ad una sfida così complessa. Non va trascurata poi la condizione delle seconde generazioni, spesso animate dal desiderio di tagliare i ponti con le proprie radici per meglio integrarsi nelle società in cui si trovano”.  (Raffaele Iaria)