Agrigento – I Laboratori estivi 2018 – 2. edizione – si sono conclusi ad Agrigento – nei giorni scorsi con una cerimonia dai tanti protagonisti: giovani immigrati ospiti delle comunità di accoglienza con i loro accompagnatori, i responsabili dei diversi laboratori e i volontari che li hanno seguiti, le ragazze del corso di laurea di servizio sociale del Polo Universitario, il comandante dei Carabinieri colonnello Pellegrino, e l’arcivescovo di Agrigento, il card. Francesco Montenegro. A fare gli onori di casa Antonella Uttilla vicepreside del CPIA e Mariella Guidotti, responsabile del servizio Migrantes diocesano.
L’esperienza dei Laboratori scaturisce – spiegano i promotori – da una “feconda collaborazione” tra il Servizio Migrantes diocesano, il CPIA (grazie al Dirigente Scolastico Santino Lo Presti) e la comunità delle Missionarie Secolari Scalabriniane. Nel corso di tre settimane, dal 21 agosto all’8 settembre, ogni pomeriggio una quarantina di ragazzi immigrati ha “invaso” le aule del CPIA di Villaseta, per suddividersi nei diversi Laboratori: di italiano i primi 90 minuti, di fotografia, découpage, informatica e ceramica nella restante ora e mezza.
Il metodo si ispira al peer to peer che unisce apprendimento e socializzazione, a partire da un approccio empatico, dalla reciproca disponibilità all’incontro e alla collaborazione.
“Ho dato qualcosa, ho ricevuto molto di più”, è stato il leit motiv dei diversi giovani volontari alcuni dei quali giunti da altre regioni e addirittura dalla Polonia. Una ragazza ha descritto così la sua esperienza emotiva: “Ho provato rabbia perché attraverso i media e la politica ci viene presentata un’immagine falsata degli immigrati”.
Passare dall’immagine alla conoscenza personale cambia lo sguardo e permette non solo di vedere, ma di “incontrare”: persone che hanno un volto e un nome, affetti e progetti, tante risorse da esprimere. Com’è accaduto nei vari Laboratori, ad esempio in quello fotografico diretto da Angelo Pitrone, una delle firme più prestigiose del settore, il quale non ha esitato a ricostruire nelle aule un vero e proprio studio fotografico, con risultati egregi.
“E’ una piccola esperienza di integrazione”, ha sottolineato il card. Montenegro prendendo la parola a conclusione della serata: “Come mattoni che costruiscono una realtà altra, in controtendenza rispetto al clima attuale: la realtà del mondo nuovo”. (MG)