Roma – “Non si può pensare di compiere un gesto di solidarietà verso persone in difficoltà, e poi non essere conseguenti anche
sul piano economico. Va chiarito che l’accoglienza sarà gratuita, a carico della Chiesa italiana, in strutture delle nostre diocesi. Altri tipi di soluzione avrebbero svilito il senso del nostro intervento”. Don Ivan Maffeis, in una intervista oggi al quotidiano “Il Mattino” spiega il senso della scelta della Conferenza Episcopale Italiana nell’accoglienza di 100 migranti arrivati in Italia con la Nave Diciotti. La Cei – ha detto il sacerdote – sottosegretario – si impegna “simbolicamente a sostenere l’accoglienza con i fondi dell’otto per mille, ma in realtà l’esperienza ci insegna che nessuna diocesi ha mai chiesto in passato rimborsi. È il segno tangibile di quella solidarietà e di quella condivisione che caratterizza le nostre realtà ecclesiali. Sui territori la gente è molto più disponibile e generosa di quanto si possa pensare”. Don Maffeis ha spiegato che l’iniziativa Cei è stata una risposta a “un’emergenza umanitaria, ma non c’è alcuna intenzione di mettere in difficoltà i cittadini di Rocca di Papa. Si tratta di pochi giorni. Una volta curate, e una volta chiarita la composizione dei nuclei familiari, queste persone saranno ricollocate in piccoli gruppi nelle diverse diocesi che hanno offerto la loro disponibilità spontaneamente. Torino, Brescia, Bologna, Agrigento, Cassano all’Jonio, Rossano Calabro, per citarne solo alcune”.
“Abbiamo – ha poi aggiunto rispondendo alle domande del giornalista Francesco Lo Dico – già 28mila migranti accolti in strutture ecclesiastiche. Ma la risposta non può essere quella dell’emergenza: dev’essere politica. La Chiesa continuerà a fare quello che ha sempre fatto. E si augura di poter fare di più. Il Paese è molto più solidale di quanto non sembri sui social. Ma il tema deve essere affrontato insieme. La Chiesa continuerà a fare la sua parte, senza per questo sostituirsi a uno Stato o a un governo”